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Green economy | Vantaggi (e fatiche) della mentalità green

Pensare, mangiare e vivere “green”: non c’è dubbio, il verde è il colore del nostro oggi. Il consumo consapevole è uno dei tratti distintivi della nostra epoca, più sensibile – per volere e dovere – alle regole dell’ecosostenibilità. Però, se da una parte la green economy si impone come necessità ultima, dall’altra riserva ancora qualche limite…

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Oggi più che mai, si cerca di pensare verde: questo non solo indica un colore positivo, di buon auspicio per il futuro, ma fa da claim a una strategia economica/politica che, negli scorsi decenni e soprattutto negli ultimi anni, è andata via via integrandosi nello stile di vita delle persone comuni e nella qualità dei prodotti e dei servizi anche nella grande distribuzione.

E’ sempre più diffusa l’abitudine di utilizzare termini green-friendly e di orientarsi a una serie di comportamenti in cui l’ecobio è uno state of mind e un trend al tempo stesso.

Dalla raccolta differenziata all’energia rinnovabile, dalle escursioni naturalistiche alla cucina chilometro zero senza pesticidi, dall’alimento detox al make up senza “schifezze” (leggasi: parabeni, allergeni, profumi artificiali ecc.).
Sicuramente ognuno di noi è venuto in contatto con almeno uno di questi ambiti e secondo modalità diverse, ma ciò che non cambia è la familiarità con cui questo modus vivendi stia entrando nella nostra vita, e non in punta di piedi.

Un plauso va fatto all’Italia che, in materia di riciclaggio e fotovoltaico per tutto il biennio 2014-15, ha registrato numeri incoraggianti, come afferma l’Indice di Green Economy di Fondazione Impresa. Molti i progressi che si stanno raggiungendo in quest’ottica, e anche le persone, nella vita di ogni giorno, stanno gradualmente adottando misure e attenzioni più consapevoli.

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Non sempre però la rettitudine delle scelte e la validità di uno stile di vita sano e salutare per sé e per il Pianeta, va di pari passo con le difficoltà e le necessità del quotidiano.

In un Paese come il nostro, dove la spending review attesta dati non proprio rosei, guardare al consumo consapevole può per certi versi apparire un lusso che molti non possono permettersi: non è raro infatti trovare alimenti certificati di coltura biologica che costano tre volte tanto quelli ‘normali’ – e per quanto ci sforziamo di pensare, agire, comprare green, l’occhio al portafogli è di questi tempi strettamente necessario…

Se le campagne pubblicitarie dei prodotti green affermano di volersi indirizzare principalmente a un target femminile di donne di età compresa tra i 35 e i 54 anni, le ricerche come quelle effettuate sempre da Fondazione Impresa sui comportamenti eco-sostenibili, rivelano che non solo le donne sarebbero più predisposte alla “spesa green”, ma che sono anche molto attente allo spreco di acqua, luce e gas, fanno scrupolosamente la raccolta differenziata e trovano molto utili i servizi di bike e car sharing (fortunatamente sempre più diffusi nelle metropoli). Che la mentalità green sia anche di matrice rosa?

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Altrettanto rilevante appare il dato relativo all’istruzione: il cittadino che appoggia l’eco-sostenibile molto spesso ha un titolo di studio medio-alto, mentre il cittadino che mostra scarsa propensione all’ecologico, è spesso in possesso di un titolo di studio medio-basso. Un dato che sicuramente fa riflettere e spazia in un contesto che rende necessaria la continua sensibilizzazione al rispetto dell’ambiente e del prossimo, anche nelle fasce meno acculturate. E’ dunque importante anche creare comunicazioni e incentivi di accessibilità per tutte le estrazioni sociali, sventando così il rischio di creare possibili spaccature.

Nonostante qualche dubbio e perplessità, e sebbene la strada sia ancora per alcuni aspetti in salita, i dati sono incoraggianti: quasi il 90% degli italiani crede che l’economia green sia un buon approccio al consumo; una riflessione che pone le basi per le basi del bilancio di questo nuovo anno e che, magari, ci regalerà quel tanto attesto binomio convenienza/impatto zero sull’ambiente.

Pamela Buonsante

About the author

Pamela Buonsante

Classe 1989, da sempre amante dell’arte nelle sue molteplici forme. Sceglie di studiare Scienze dei Beni Culturali ad indirizzo storico-artistico presso l’Università di Bari, dove termina il primo ciclo di studi. E’ una viaggiatrice instancabile e una divoratrice di libri. Tra i suoi principali interessi figurano le Arti Visive e le Arti Applicate, la buona musica e la buona tavola.

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