La città di Pisa celebra Giuliano Ghelli, l’”artista della felicità”. Genius loci. Fiabe dipinte è il titolo evocativo della mostra realizzata a due anni dalla sua scomparsa, inaugurata il 3 dicembre e visitabile fino al 29 gennaio 2017, presso il Centro Espositivo Museale SMS, San Michele degli Scalzi. Il prestigioso spazio scelto per la mostra, l’ex Monastero di San Michele degli Scalzi (metà del XII secolo) recuperato e reimpiegato per l’allestimento di esposizioni temporanee d’impronta contemporanea, danno a questo evento un motivo in più per visitarla.
La mostra, che è un vero “viaggio” attraverso la lunga carriera artistica di Ghelli, è a cura di Giovanna M. Carli, ed è la prima retrospettiva sul maestro toscano, dopo la sua improvvisa scomparsa avvenuta all’inizio del 2014.
Gli oltre cinquanta dipinti in mostra e il materiale multimediale ricostruiscono un lungo periodo di attività, quello che va dal 1990 al 2014, offrendo una panoramica generale precisa ed efficace. “Una mostra che vuole mettere al centro l’artista – ha commentato Giovanna M. Carli – la sua vita, le sue opere”, realizzata in collaborazione con il Consiglio regionale della Toscana, il Comune di Pisa (Assessorato alla cultura), l’Associazione culturale Dedalus, 13, assistente storica del maestro, e i nipoti dell’artista Alex Subrizzi e Maurizio Ghelli, che tanto si adoperano per dare allo zio una giusta divulgazione e comprensione della sua opera.
Proprio grazie al loro costante impegno recentemente è nato l’Archivio Giuliano Ghelli (www.archivioghelli.it), dedicato all’opera completa dell’artista e l’Associazione Culturale Dedalus – Giuliano Ghelli, che ha lo scopo di promuovere le opere dell’artista.
Genius loci vuole essere quindi una sentita dedica postuma al maestro, che ha incarnato, con il tono leggero della fiaba, l’immaginario di un luogo specifico, la Toscana. La sua lunga carriera artistica, riconosciuta in Italia e all’estero, è infatti segnata da un particolare attaccamento a radici locali di quella campagna toscana, di cui è pervasa la sua produzione vasta artistica. La Toscana che poco prima di morire aveva festeggiato i suoi straordinari cinquant’anni di carriera con una mostra antologica presso la sede del Consiglio regionale di Palazzo Panciatichi a Firenze e con il conferimento del Gonfalone d’Argento.
Non va dimenticato che Giuliano Ghelli conduce nell’arco di un cinquantennio una ricerca su diversi fronti, pittura, scultura e incisione, ma con un approccio sempre coerente e libero, basato soprattutto sul disegno. Formatosi nell’ambito dell’Astrattismo Classico di matrice fiorentina, la sua carriera parte proprio da un primo approccio legato all’Informale, attraversando ispirazioni pop, simpatie verso il Surrealismo, per giungere a forme espressive rivolte al figurativo, caratterizzato da una sua personale poetica onirica e gentile, che spesso lo distingue come esponente unico di un linguaggio plastico immaginario, popolato di personaggi di fantasia e colori sfolgoranti.
Nato a Firenze nel 1944, Ghelli, che ha vissuto tanti anni nel Chianti fiorentino a San Casciano Val di Pesa, dove a lungo ha mantenuto il suo studio, è stato sempre molto legato alla sua città natale, dove si è formato artisticamente e ha mosso i suoi primi passi in campo artistico. Fin da giovanissimo, ossessionato dal segno e dal colore, mise la pittura al primo posto dei suoi interessi. Esordisce negli anni ’60 a Firenze nella Galleria Numero di Fiamma Vigo, crogiuolo di cultura e punto d’incontro di molti artisti e intellettuali del tempo.
Approda quindi definitivamente a una visione figurativa del suo fare artistico nel 1974, quando pubblica Il portapaesaggi, un libro di disegni con il testo del noto critico fiorentino Lara-Vinca Masini, e firma un contratto con la Galleria Sangallo di Firenze di Marcello Secci. Da qui parte la sua straordinaria avventura artistica, fatta di contatti, di viaggi e di un gran numero di esposizioni personali e collettive, realizzate ovunque la sua curiosità fanciullesca lo guidasse, sempre portando con se quell’impronta di toscanità che lo ha sempre affascinato.
Giuliano Ghelli narra di un mondo gioioso e in festa, visto attraverso il suo particolare sguardo d’artista e tradotto da una tavolozza smagliante di colori e temi da sogno, che rivelano di un suo personalissimo percorso interiore.
Per Ghelli la pittura è un gioco e l’arte è uno strumento per affrontare una realtà fiabesca e colma di luoghi magici, dimensioni sospese di sogno, segni decifrabili o indecifrabili, elementi concreti o apparizioni incantate, in cui le ombre vanno in direzioni diverse, come simbolo della libertà dell’arte.
La mostra pisana si concentra nel ricostruire il suo modus operandi, che sta tra gli anni Novanta e il Duemila, quando il maestro abbracciava in maniera decisa una visione onirica, “…quale omaggio – spiega la curatrice – ai geni dei luoghi della Toscana: Leonardo, soprattutto, ma anche Galileo Galilei, in una prospettiva relazionale e multidimensionale con il proprio genio creativo e quello dei grandi predecessori che hanno condotto la Toscana nel mondo con sapienza, fierezza e identità proprie”.
Giuliano Ghelli fin dagli esordi e ancora oggi dopo la sua scomparsa, porta alto dunque il nome della Toscana nel mondo, onorandoci con ogni cipresso e ogni collinetta rotonda che lui ha dipinto, e proprio Pisa per prima lo ha voluto ricordare, con questa bella mostra, che ripercorre alcune tappe espressive di pittore e di scultore, che hanno reso il maestro fiorentino riconoscibile e amato appunto quale “artista della felicità”. “Vivere di pittura – amava dire Ghelli – era come essere pagati per essere felici!”. E ancora: “La pittura mi da ogni volta una particolare sensazione di felicità: dipingere è un mestiere felice”. Ed è proprio la felicità il centro dell’arte di Ghelli, il tema ricorrente di un linguaggio espressivo energico e profondo, che tocca l’anima ad ogni pennellata.
Cecilia Barbieri
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