Alla scoperta del mondo artistico di Gianfranco Chiavacci, un artista di cui ancora forse non si è colta ancora la reale importanza e l’interessante indagine introspettiva. La sua ricerca nell’ambito dell’astrattismo lo ha reso uno dei più emblematici esponenti del panorama culturale italiano.
Nasce il 1 dicembre 1936 e muore il 1 settembre 2011 a Pistoia, città dove ha sempre lavorato e abitato.
Poter conoscere e respirare l’arte di Gianfranco Chiavacci è semplice e allo stesso tempo sorprendente, basta rivolgersi al responsabile del suo Archivio, il figlio, Carlo Chiavacci.
Entrare in archivio e subito sentirsi azione continua di un’assetata ricerca.
Non c’è scampo.
Addentrarsi a “casa” Chiavacci, vuol dire immergersi in un’arte sperimentale che inizia dalla curiosità dell’artista verso il processo della vita stessa, da materia bidimensionale, diventa opera tridimensionale grazie all’intervento dell’uomo.
Si è proiettati in una ricerca fotografica su due concetti chiave della logica umana, ovvero la binarietà, presenza/assenza di un ente, e la bidimensionalità.

Gianfranco Chiavacci fin da giovane si avvicina all’arte e nel dopoguerra inizia a dipingere.
Ma la vera impronta nell’artista verrà rivelata alla fine degli anni Cinquanta, quando per lavoro utilizza i primi elaboratori elettronici IBM: è proprio in quel momento che intuisce l’importanza della cibernetica e il suo sviluppo futuro nella vita dell’uomo.
Chiavacci impiega il sistema numerico binario per determinare le forme delle opere.
E’ uno sperimentatore, un precursore.
Siamo negli anni 70’ quando parallelamente all’indagine pittorica, inizia una ricerca con mezzi fotografici.
Un uso non convenzionale della macchina fotografica sull’uso del linguaggio binario, con esperimenti sulla luce, sul colore, la definizione di tempo, sul movimento dell’oggetto nello spazio e la dimensionalità.
Il maestro della sperimentazione a trecentosessanta gradi, che si occupa della fotografia sfruttando ogni altro mezzo artistico.
La sua ricerca concettuale ha dato ampio spazio alla fotografia.. Concepisce “sculture fotografiche” e i “libri opera”.
Racconta di fotografia totale attraverso residui, contorni, sviluppa e cerca momenti che attraverso un intreccio interpretano come in un gioco l’invisibile agli occhi.
Lo specchio riflesso delle immagini si trasforma da qualcosa di stabile, che immortala fissando per sempre la luce, in qualcosa di variabile, in un movimento mutevole dove poter continuamente cercare.
Ogni mezzo artistico si trasforma in quella che è l’arte concettuale di Chiavacci, che cerca di dare la terza dimensione alle piccole opere, ma anche alle fotografie proprio perché il suo obiettivo è fare arte con una logica esterna.
Lui stesso è in continuo movimento.
Sperimenta attraverso quattro correnti, da come si comporta la luce, quindi la luce che scrive, al suo movimento, al concetto delle sequenze, sovrapposizioni, la luce che scorre.
Adopera la scultura tentando di dare tridimensionalità a un materiale.
Di una fotografia assume il senso pieno e il senso di vuoto.
Ancora si sofferma intorno alla luce, sulla parola stessa, la scompone e la costruisce in armonia di significati, e infine, l’intera sperimentazione si racchiude in libri fotografici che altro non sono tutta la sua ricerca proteiforme, complessa, ampia di un artista esigente e mai stanco di fare analizzare, che ha contraddistinto il panorama pistoiese del secolo scorso.
Le opere, quasi duemila, spaziano dalla pittura, risultati di tecniche classiche e sperimentali, a opere tridimensionali vicine alla scultura, per poi arrivare alle indagini fotografiche.
Significativo è l’incontro, mai avvenuto personalmente, ma attraverso le loro creazioni, con François Morellet.
I loro lavori, esposti a Prato alla Galleria Die Mauer, dialogano senza distanza.. fili rossi si parlano e compongono equilibri da una parte all’altra. Chiavacci parte dal mondo del calcolo elettronico e del codice binario,
Morellet, utilizza anche principi tecnologici, a risultati definitivi, estremi fino all’essenza degli elementi.
Die Mauer-Arte contemporanea è la Galleria che cura e promuove l’arte di Gianfranco Chiavacci, a marzo 2016 è stata inaugurata la mostra Gianfranco Chiavacci 1967 dedicata al riallestimento di un nucleo di opere già esposte dell’artista in occasione della sua prima personale alla galleria Numero di Firenze.
Testo di Felisia Toscano
Foto di Maria Di Pietro

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