Arte e Fotografia

Giacomo Ceruti, pittore della realtà

Scuola di ragazze, 1720-1725 circa 
Brescia, Pinacoteca Tosio Martinengo

Fondazione Brescia Musei inaugura l’anno di Giacomo Ceruti con la più importante mostra mai dedicata al pittore lombardo, all’interno del programma di Capitale Italiana della Cultura 2023. MISERIA & NOBILTÀ. Giacomo Ceruti nell’Europa del Settecento, a cura di Roberta D’Adda, Francesco Frangi e Alessandro Morandotti. Una mostra che porterà Ceruti, per la prima volta, fuori dai confini nazionali grazie alla collaborazione con Getty Museum dal luglio 2023, a Los Angeles.  

La prima ed unica monografica dedicata al pittore risale al 1987, a Brescia curata da Mina Gregori. Già nel 1922 era avvenuta la riscoperta novecentesca dell’artista ad opera della mostra tenuta a Firenze sulla pittura italiana del Seicento e del Settecento, dove era stata esposta la nota tela Lavandaia, da poco arrivata ai Musei di Santa Giulia a Brescia. La mostra aveva catturato l’attenzione dello studioso Roberto Longhi, il quale sottolineerà qualche anno più tardi il “carattere stupendamente paesano e antico” del pittore milanese. Nel 1953, in occasione della mostra a Palazzo Reale a Milano sui pittori della realtà in Lombardia, viene messo in luce il lavoro di Ceruti. Tuttavia nel corso del Settecento e dell’Ottocento il nome di Ceruti non è citato, se non in qualche guida della città di Brescia.

Autoritratto in veste di pellegrino, 1737
Museo villa Bassi Rathgeb, Abano Terme (PD)

È «Necessario anche liberare Giacomo Ceruti da quel soprannome, Pitocchetto, che ha avuto un’importanza certa quanto relativa e “storica”, rispetto a una visione finalmente completa ed europea se non internazionale». Roberta d’Adda

Agli inizi del Settecento Brescia viveva all’ombra della Serenissima, da cui era governata. L’aristocrazia locale viveva in uno stato di immobilità. Il sistema caritativo-assistenziale, affidato alle maggiori famiglie patrizie della città, si reggeva su un’educazione al lavoro come base della redenzione morale e materiale. «Le istituzioni caritatevoli occupavano un ruolo centrale, fornendo anche un terreno di negoziazione tra attori diversi: ricerca di prestigio, costruzioni di clientele, integrazione nel tessuto sociale cittadino, allocazione di risorse materiali e privilegi giuridici». La rappresentazione femminile del lavoro – riscontrabile nel ciclo di Padernello – è per Ceruti un confronto con le scene di genere precedenti, come Monsù Bernardo o il Todeschini, dando protagonismo alla dimensione umana delle protagoniste. Ceruti riesce a rievocare le buone pratiche di educazione in vigore nei luoghi pii del tempo che recuperavano appunto le ragazze senza famiglia. 

Il primo mecenate di cui si ha conoscenza fu Andrea Memmo, podestà della città che commissionò  a Ceruti quindici ritratti simbolici di patrizi veneti per Palazzo Broletto, ora perduto. Importante per l’artista fu il contatto con il vescovo di Brescia, il bibliofilo Querini. Uomo di lettere, erudito, prefetto della Biblioteca Vaticana scelse collaboratori, tra cui pensatori filo-giansenisti con i quali Ceruti era in contatto, cui il tema dell’assistenza ai poveri era primario e  centrale.

Ritratto di fanciulla con ventaglio, 1725-1730 circa
su concessione di Fondazione Accademia Carrara, Bergamo

Giacomo nasce a Milano nel 1698. Lo troviamo attivo a Brescia tra il 1721 e il 1733. Intorno al 1723 effettuerà un ciclo di tele a soggetto sacro, per la parrocchia di un paesino in Valle Camonica. I generi in cui si specializzerà per tutta la vita rimangono il ritratto e le scene di genere, caratterizzando le peculiarità fisiche dei protagonisti e la definizione degli abiti. La novità assoluta è la resa delle figure intere, a grandezza naturale – differenza sostanziale rispetto ai bamboccianti del Seicento. Ceruti s’inserisce in una tradizione ritrattistico bergamasco-bresciana da Moroni a Fra Galgario, caratterizzandosi per una tavolozza ribassata dei colori, “di polvere e di stracci”, con fondali scuri, privi di qualsiasi connotazione ambientale. Numerosi sono ritratti dell’artista per esponenti del mondo ecclesiastico. 

La pittura a tema popolare è un soggetto da ricercare in artisti precursori, come il Maestro della Tela jeans, pittore di origine nordica attivo in Lombardia e Veneto tra la fine del XVII secolo, il cui maggior punto di forza consiste nella scelta di una nuova tematica e sensibilità affine al pittore milanese: mostrare un’umanità povera nel mezzo di attività quotidiane – in mostra su concessione della Galleria Canesso di Parigi.

Maestro della tela jeans
Madre mendicante con due bambini
Olio su tela, 152 x 117 cm.
Galerie Canesso

La scelta di rappresentare a figura intera personaggi di modeste origini trova riscontro nelle opere di maestri del realismo pauperista europeo, come Michael Sweerts. La pittura degli emarginati si declinava attraverso differenti visioni: una visione ironica, soprattutto attiva tra i pittori del Nord Europa, con una pittura stereotipata, satirica, una visione cattolica legata alla nobilitazione del povero attraverso un messaggio morale e teologico – deserving poor, i poveri di Dio, ragazzini abbandonati dalle famiglie e costretti a vivere e lavorare come portaroli – ed infine uno sguardo empatico, che ritroviamo nelle pennellate di Ceruti e di Sweerts dove si esalta una solennità e una solidarietà umana nei confronti dei soggetti ritratti. Lo sguardo con cui è restituita la vita di figure umili all’interno della società dell’Antico Regime non ha tuttavia molti raffronti in Italia e in Europa. I fratelli francesi Les Nains restituiscono un sentimento di “simpatia umana”, ma prevale lo sguardo religioso. Nel Mendicante nero, Ceruti s’inscrive nella tradizione del tema del mendicante – pitocco, donde il soprannome dell’artista – che chiede l’elemosina, che trae origine dalle acqueforti dell’artista francese Jacques Callot dedicate alla raffigurazione dei poveri e degli emarginati. Qui tuttavia Ceruti ci mostra un ritratto reale di un giovane moro, nella campagna bresciana di cui sicuramente è stato colpito a tal punto da creare un’ambientazione le cui luci del tramonto rossastre sono un’eco, esaltandone la forza espressiva. Tali dipinti, destinati alle sale di palazzi patrizi, erano spesso riuniti in serie, di cui è conservata quasi integra, e qui quasi completamente esposta, quella di Padernello.  La sua osservazione della vita dei poveri è sempre di un’assoluta serietà.

Ritratto di giovane uomo con foglio dipinto in mano, 1760 circa
Pinacoteca Tosio Martinengo Brescia

Nel 1733 Ceruti lascia Brescia, probabilmente a seguito di alcuni investimenti inconcludenti su dei terreni nella campagna bresciana. Lo troviamo in alcuni centri della Bergamasca, prima a Gorlago, poi a Gandino per cui realizza la decorazione di chiese parrocchiali. 

Nel 1736 è a Venezia. È da subito inserito nell’ambiente del maresciallo Schulenburg, il quale ha una cospicua raccolta nel campo dei ritratti, ampliando gli orizzonti figurativi dell’artista milanese. La seconda maniera cerutiana è caratterizzata da un colorismo vivace, atmosfere più intellettualistiche, ed è più elegante e sofisticata. L’ambiente lagunare era caratterizzato da artisti europei e italiani dal calibro del Piazzetta o dal Guardi. Negli anni ’30 del Settecento le “pitoccherie” erano passate di moda e il pittore era al passo coi tempi, aggiornandosi anche su ciò che succedeva in Francia o in Inghilterra adeguandosi alla nuova committenza internazionale, permeata di mondana leggerezza. Qualche anno più tardi Ceruti è attestato prima a Piacenza dove si cimenta con le scene di caccia, le scene di conversazione e le scene galanti da toni lussureggianti. Negli ultimi anni è di nuovo nella città natale, dove eseguirà ritratti del patriziato milanese, con suggestioni francesi, con dettagli degli abiti di moda all’epoca, schemi eleganti. Da pittore dai toni cupi, diventa un pittore di velluti, di ricami, di parrucche, con scene teatrali quasi a ricordare Fragonard o Boucher. Ritorna tuttavia alle scene di genere, specializzandosi nelle mezze figure, nelle cosiddette teste di carattere, o di fantasia un genere satirico di un mondo sensuale, fatto di gesti e costumi esotici. Prova il genere mitologico, prendendo spunto dalle acqueforti e le stampe che all’epoca giravano per l’Europa. Ceruti aveva una collezione di circa trecento stampe – probabilmente anche grazie al matrimonio con la seconda moglie Matilde de Angelis, figlia di un libraio veneziano – da cui prendeva spunto e modello per esempio nella resa di animali, o addirittura con le sagome di Callot prima menzionate. Il ricorso alle fonti grafiche era costume diffuso tra i pittori, come un vero proprio repertorio di modelli. Inizialmente Ceruti estrapola, dalle stampe di Callot gli sfondi paesaggistici. Per il tema pastorale sono estrapolati sopratutto i protagonisti e non gli elementi di contorno. Si specializza nel tema pastorale, traducendo il gusto in voga a Milano per una visione idilliaca della vita dei campi.

Ceruti ha sperimentato varie tecniche tra cui la pittura a freddo sul rovescio. Questo tipo di lavorazione si basa su un procedimento inverso rispetto alla pittura tradizionale su tela o su tavola. Si comincia infatti dipingendo sul verso di una superficie in vetro con colori opachi i contorni neri delle figure, i dettagli e gli effetti luminosi, proseguendo poi con i toni intermedi ed infine aggiungendo i colori di sfondo. In tal modo sul recto del manufatto trasparente compare un disegno completo di tutte le sue parti, ma rovesciato. 

In conclusione, Ceruti è stato un artista eclettico, capace di apprendere e rinnovare la propria committenza. 

 

About the author

Eva Pugina

Formazione in storia dell'arte, con un master specialistico in progettazione culturale, mi occupo di ideazione e gestione di progetti in ambito culturale e sociale. Curo l'attività di ricerca storica, iconografica, la redazione, la traduzione in francese e in inglese, l'impostazione grafica. Assistente di produzione per il settore audiovisivo-documentaristico. Scrivo recensioni di mostre e interviste in campo artistico. Mi occupo di creare contenuti per siti, social e scelta delle immagini.