La celebre stilista francese Gabrielle Coco Chanel, che ha rivoluzionato il concetto di stile e di femminilità, viene riscoperta a Venezia nei suoi gusti di donna di cultura (oltre che di moda), attraverso le sue passioni letterarie. Quale universo culturale si cela dietro uno dei nomi più riconoscibili nel mondo della moda?
Chanel oggigiorno rappresenta un mito, una leggenda, proprio come la sua creatrice Gabrielle Chanel che ha saputo reinterpretare il XX secolo, alla pari dei grandi artisti. Dal 2007 Culture-Chanel promuove un ciclo di mostre per svelare al pubblico di tutto il mondo il background storico, personal e artistico di questa donna che ha lasciato un segno indelebile nella storia recente. Dopo Mosca, Shangai, Pechino, Canton, Parigi e Seul, Venezia, città cara alla stilista, ospita la settima tappa del progetto. La donna che legge, mostra a cura di Jean-Louis Froment visibile fino all’8 gennaio, mette in risalto la parte intima e segreta di Gabrielle, il suo amore per i libri, per la poesia e soprattutto per il sogno e l’indefinito.
La mostra fa luce su un lato meno conosciuto di questa creatrice solare e solitaria e, nella penombra, come in sorta di sogno, accompagna il visitatore a scoprire l’importanza che Gabrielle dava alle parole e al loro insieme. Un piccolo foglietto scarabocchiato, esprime il carattere risoluto ed energico della stilista. All’apparenza un semplice pezzo di carta, ingiallito, che Gabrielle teneva sempre nel portafoglio come monito
“La vita che conduciamo non è mai un granché, la vita che sogniamo è invece la grande esistenza perché la continueremo oltre la morte”

Già solo da questa semplice frase si respira il profumo tanto amato dalla donna, il profumo dell’invisibile, una scia che accompagna l’intero percorso espositivo,;una dimensione parallela, intima, dove la stilista si rifugiava per trovare serenità nella solitudine, quella condizione a cui solo i libri avevano accesso, soprattutto dopo la morte di Arthur Capel, suo grande amore, che contribuì a fare di lei una grande lettrice.
Amante del sogno e alla continua ricerca di quel che non si può toccare e vedere, Chanel viene presentata in mostra attraverso una serie di sue letture: non solo romanzi (che lei considera realtà vestite da sogno), ma anche poesie e libri d’arte. Non si può fare a meno di notare le dediche piene di rispetto e ammirazione che scrittori e poeti, come Jean Cocteau, Max Jacob, Pierre Reverdy, le hanno lasciato sui suoi testi. Ed è proprio Pierre Reverdy a scriverle:
“Ecco cara Coco il momento tanto atteso per dirLe, al di fuori di tutto, che penso sempre a Lei e L’amo come sempre”

Proseguendo nel percorso ci si addentra in una biblioteca che, come nella vera dimora di Chanel, occupa gran parte delle pareti della sala, a dimostrazione di come i libri rappresentassero figure rassicuranti per la donna. La pratica assidua della lettura la portò anche a creare un nuovo vocabolario e una grammatica necessaria per comprenderlo, ovvero uno stile unico, che l’avrebbe fatta divenire un romanzo vivente. Si capisce dalla varietà del genere di letture, dal classico al moderno, come la vicinanza intellettuale con questi autori abbia influenzato il suo modo di esprimersi tramite la sua arte, la moda. Tale approccio si rende palese nell’ultima stanza dove un’intera vetrina al centro della sala mette in mostra abiti della collezione di Karl Lagerfeld per Chanel. La vetrina, come uno scaffale di una libreria, raccogli sia libri sia vestiti, a dimostrazione della stretta relazione tra moda e letteratura, tra qualcosa di concreto e un’idea o meglio un immaginario che può essere vissuto solo leggendo. Le creazioni di Karl Lagerfeld, altro grande appassionato di libri, rappresentano un frammento della biblioteca di vestiti nati dalla propensione naturale e originale di Gabrielle verso il dialogo e verso orizzonti lontani, con la voglia di scoprire città straniere, dal gusto per il classicismo e per il barocco all’amore per la Russia, passando per gli eterni ori di Venezia.
Giovanna Aliprandi
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