L’Archivio della società fotografica dei Fratelli Alinari, fondata nel 1852 da Leopoldo, Giuseppe e Romualdo e conosciuta in tutto il mondo per la sua raccolta di immagini, è tra i più pregiati patrimoni fotografici al mondo. Monumenti artistici, vita quotidiana, momenti della storia del nostro Paese, un “bene comune” che ha dato la possibilità di conoscere l’arte italiana per oltre un secolo in tutto il mondo attraverso le oltre 200.000 lastre fotografiche
Dal 1984 l’Alinari rappresenta la memoria visuale per eccellenza, una tra le testimonianze più importanti della produzione fotografica storica internazionale del XIX e XX secolo.
Archivi di noti fotografi professionisti e di personalità della fotografia amatoriale ma, anche di famiglie aristocratiche e della borghesia ottocentesca, raccolte fotografiche realizzate da apprezzati collezionisti del XX secolo, oltre alla ricchissima biblioteca dedicata alla storia della fotografia, con oltre 20.000 volumi fino ad oggi accessibili alla consultazione, stanno traslocando, con la supervisione della Soprintendenza archivistica e bibliografica della Toscana, in un deposito a Prato.
Questa immensa ricchezza dovrebbe lasciare la sua storica sede fiorentina, in Largo Alinari 15, entro la fine di giugno. L’edificio è stato venduto a privati e la collezione fotografica più grande e antica al mondo sta per essere trasferita in un magazzino.
Una collezione valutata per circa 138 milioni di euro dallo storico della fotografia Italo Zannier, detiene oltre cinque milioni di pezzi, dai primi dagherrotipi alle moderne immagini digitali, tra cui 220 mila negativi su lastra di vetro, una libreria di oltre 26 mila volumi e oltre mille modelli di telecamere.
“Alinari, come tutte le altre società nel campo del licensing delle immagini, opera in un mercato molto difficile dove i diritti spesso non sono riconosciuti economicamente, specialmente nel settore multimediale. Vendere l’edificio in Largo Alinari è certamente anche un’opportunità per consolidare le nostre risorse finanziarie. Si tratta del più grande trasferimento fotografico al mondo”, ha affermato Claudio de Polo, presidente di Alinari dal 1984. Il presidente ha sostenuto che l’azione è necessaria anche per la corretta conservazione delle fotografie, che sono state esposte a livelli insostenibili di inquinamento da monossido di carbonio a causa della vicinanza dell’edificio a via Nazionale, una strada molto trafficata.
Il 10 dicembre 2018, la collezione è stata sottoposta a divieto di esportazione dalla Soprintendenza toscana, considerando la sua primaria importanza per la storia della fotografia. Il sindaco di Firenze, Dario Nardella, ha annunciato la disponibilità del Comune a “salvaguardare la collezione e mantenerla a Firenze”, effettuando un’acquisizione congiunta con la Regione e fornendo gratuitamente una sede ampia e prestigiosa.
La fotografia continua a pagare un incomprensibile scotto e a non essere considerata fondamentale per la nostra memoria storica e artistica.
“Quando gli archivi fotografici saranno organizzati, i posteri potranno ricorrere per impararvi non la storia narrata, che si può sempre ritenere in tutto o in parte non vera o esagerata, ma la storia fotografica che non mente perchè è luce che l’ha scritta sulla lastra”. R. Namias
Foto e testo di Maria Di Pietro
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