“Dacia Maraini, della quale è nota la vicinanza con alcuni dei più eminenti protagonisti della comunità letteraria romana (Alberto Moravia e Pier Paolo Pasolini su tutti), nonché il suo esplicito richiamarsi a una gloriosa genealogia di madri letterarie da Elsa Morante a Anna Maria Ortese e Natalia Ginzburg, ha scritto soprattutto di donne e per le donne. Ha cantato e raccontato, indagato e denunciato il dolore delle donne costrette ad affrontare a mani nude la stupidità, l’ingiustizia, la ferocia e la brutalità di un mondo che ancora non cessa di essere dominato dai maschi.
Questa è solo una delle ragioni, forse la più aspra e cogente, che ci rende più che mai orgogliosi di consegnarle oggi il Premio dei Dialoghi di Pistoia 2022.
Questa la motivazione del Premio Internazionale Dialoghi di Pistoia, assegnato per la quinta volta nell’ambito della XIII edizione del festival di Antropologia.
Il riconoscimento – conferito a una figura del mondo culturale che con il proprio pensiero e lavoro abbia testimoniato la centralità del dialogo per lo sviluppo delle relazioni umane e contribuito a migliorare lo scambio interculturale, in Italia e nel mondo – nel 2017 è stato assegnato allo scrittore israeliano David Grossman, nel 2018 al drammaturgo e saggista nigeriano Wole Soyinka, Premio Nobel per la Letteratura nel 1986, nel 2019 alla fisica ed economista indiana Vandana Shiva e nel 2021 allo scrittore e saggista Claudio Magris.
In occasione di questa premiazione Dacia Maraini, visibilmente commossa, ha dialogato con il suo pubblico cominciando a parlare del sentimento di giustizia, un sentimento che “bisogna praticare nella vita, opporsi dinanzi a chi ti chiede di andare contro le tue idee, resistere pur sapendo di rischiare”. Ha invitato inoltre a riflettere sulla disobbedienza che oggi spesso è confusa con il semplice gusto di trasgredire le regole, dimenticando che la vera disobbedienza è insita nella coerenza e difesa delle proprie idee.
Il cuore del dialogo è l’“elogio dell’immaginazione”, che secondo la scrittrice ha un potere enorme per comprendere l’altro e per arrivare proprio al dialogo stesso. Immaginando si comprende il dolore altrui (l’etica) e, oltre che alla necessaria e importante creatività, l’immaginazione conduce all’empatia con l’altro. Essa si sviluppa certamente attraverso la lettura, che crea mondi prima di ogni altra forma espressiva, delle immagini stesse.
Anche consapevolezza e responsabilità sono parole a cui tiene molto Dacia Maraini, soprattutto oggi che la società e la politica del nostro stesso Paese ne sono perlopiù prive e prevalgono dialoghi e confronti con un linguaggio di “rissa”, che non aiuta l’approfondimento delle idee e che rende privi molti di gentilezza.
La scrittrice parla inoltre di “cura” nel suo libro Una rivoluzione gentile, in cui si sofferma a riflettere su quest’epoca di incertezza e di paura dove è necessario contrastare l’odio. La domanda che pone è “si può lottare per la giustizia sociale e climatica, per il rispetto delle donne e in favore della solidarietà usando come arma, semplicemente, la gentilezza?“. È la sfida che Dacia Maraini lancia accompagnandoci nel suo universo intellettuale e civile, rendendoci partecipi del suo sguardo sul mondo. La lotta contro la violenza e i femminicidi, i rapporti delle donne con la Storia e il patriarcato, la libertà di pensiero e le sue contraddizioni sono solo alcuni dei grandi temi. E ancora, l’ambiente come punto focale del nostro orizzonte, l’importanza della salvaguardia dell’acqua, degli animali , delle piante, e le scelte in campo alimentare. Di evidente importanza la solidarietà tra le generazioni e tra diverse classi sociali, il valore dei progetti universali, “Tutte le grandi metamorfosi sociali partono da conquiste di nuove visioni che pretendono nuovi valori e nuove regole […] perché solo una rivoluzione gentile può indicarci la strada per un futuro luminoso” […] un cambiamento “basilare del comune sentire e del comune agire che avvenga senza spargimento di sangue e senza violenze o offese irrimediabili”
Continuando il dialogo si discute, oltre che di questioni più prettamente femministe, anche di problematiche di altro genere, storiche e politiche, tra queste: identità, immigrazione e umanità. Passo dopo passo si evidenzia il marcio nella società, la visione egoisticamente utilitaristica, consumistica e violenta, alla quale si è invitati a contrapporsi conservando quelli che sono i valori universali umani, un tesoro da custodire gelosamente e nel quale si può rinvenire davvero la spinta a un mondo migliore, un mondo che si continua a ignorare, la Terra, il pianeta e le sue ricchezze, visto che invece di impegnarci a difenderlo stiamo facendo “di tutto per restare soli, in mezzo a un mare di macchine inutili, di spazzatura e di macerie, dopo esserci messi contro una natura madre che abbiamo resa nemica e ostile matrigna.”
Ascoltarla è una sensazione piacevole, la gentilezza si percepisce dal tono di voce, dalla sua sensibilità, da come si poggia sulle cose, fornendo intorno osservazioni formative in grado di insinuarsi nella mente di chi ascolta. La gentilezza è un modo di stare al mondo e viene in mente, tra i tanti, un suo libro che racconta di un amico scrittore, Pier Paolo Pasolini, dove attraverso un uomo, attraverso le sue parole, si prova a immaginare un mondo possibile. Ricordi e sogni, la loro grande amicizia, i viaggi insieme in Africa, in Asia ed in tanti altri posti, luoghi d’ispirazione.
Ritornando alla disobbedienza la Maraini parla delle rivoluzioni, ricorda che storicamente le grandi rivoluzioni non sono nate con la violenza, il cambiamento stesso non ha origine in quella, basta pensare a Cristo, persona semplicissima priva di ogni violenza ma colmo di gentilezza e parole rivoluzionarie quale fra tutte la parola Amore.
Collegandosi alla parola Amore c’è il Viaggio, alle radici della sua storia, fonte di dialogo e scoperta. Un processo di conoscenza non prevede stanchezza, e una viaggiatrice come lei ha sempre visto l’altrove come una seduzione. In questo periodo disumanizzato di paradiso perduto, le sue parole ci ricordano di andare contro“l’irrazionalità cieca e presuntuosa di chi crede solo alle ragioni della guerra”.
La grande narrazione della scrittrice, attraverso questo incontro dei Dialoghi di Pistoia 2022, si conclude con una serie di “perché” per chi ascolta e riflette, e la scrittrice ricorda che narrare è un bisogno, comincia da quando si è bambini e si chiede di ascoltare una storia.
La scrittura è necessaria – ricorda anche questo – attraverso uno stile che ognuno deve preservare, come un’impronta, perché dentro una storia c’è sempre l’anima di una persona.
E c’è bisogno di gentilezza, di storie, di musica, di dialoghi veri… e di Dacia Maraini.
Maria Di Pietro