Memecult inaugura un nuovo filone d’indagine sulle produzioni contemporanee, quello del Folklore Digitale, anche detto Internet Folklore. Si parte con i creepypasta, i copy/past del web, che fondono viralità, leggenda e horror. Volete saperne di più? Seguiteci!
Con l’avvento di internet e la creazione di un nuovo dominio spazio-temporale, non più naturale e sociale ma virtuale, si sono nel tempo generate creature e narrazioni leggendarie che hanno popolato e spesso spopolato attraverso social, blog e siti dedicati. Talvolta la proliferazione e la manipolazione mediatica hanno colpito l’immaginario collettivo, soprattutto giovanile, al punto di trasferire queste storie e le creature protagoniste sul piano della realtà tangibile, generando una interessante ma anche pericolosa interazione tra storytelling fantastico e quella che potremmo definire everyday life. Il fenomeno è emerso in rete intorno al 2007, in concomitanza con l’esordio di uno dei più famosi creepypasta: Slender Man. Il termine creepypasta è il risultato di uno slang prodotto dai fruitori di Internet che fonderebbe i due lemmi “copy/past” (copia/incolla) con una virata verso l’horror e per l’appunto il macabro. Una delle caratteristiche di maggior interesse del fenomeno è la complessa ambiguità di processazione di queste creature/narrazioni, che vengono continuamente assunte, modificate e riproposte in foto, video, testi, disegni, finendo per diventare virali su vari forum online, blog e pagine wiki.
Il fenomeno conseguente ed inevitabile (soprattutto negli Stati Uniti) è stata la proliferazione
di leggende, nonché creature inquietanti e misteriose dai poteri straordinari e dalle caratteristiche più agghiaccianti. Gli studiosi di questo nuovo vero e proprio genere letterario (ma non solo e non del tutto) parlano di “folklore digitale” o “Internet folklore”. In effetti, la potenza di queste nuove figure grottesche e mostruose consiste proprio nella non appartenenza ad un genere preciso e ad un solo linguaggio espressivo. Sono personaggi liquidi che presenziano e si muovono sia in narrazioni con differenti varianti on line, sono immagini rubate da riprese amatoriali più o meno veritiere e manipolate, sono fotografie photoshoppate, disegni ed elaborazioni video… in un perpetuo riflusso e rebound che ne conferma allo stesso tempo l’esistenza, la sfuggevolezza e la pericolosità. Molti artisti oggi si stanno dedicando a questo nuovo mondo disturbante ma fortemente evocativo e pervasivo. Sicuramente uno dei più noti e interessanti è l’illustratore Trevor Henderson, creatore di Syren Head e altri creepypasta di successo. Mescolando sapientemente i caratteri del neogotico, della proliferazione di spazi urbani abbandonati con conseguenti leggendarie creature mostruose a presidiare e popolare questi luoghi decadenti e malsani, Henderson riesce a mescolare il racconto horror con la produzione di figure sinistre, talvolta improbabili e palesemente fittizie, in altri casi molto convincenti e angoscianti. Potremmo affermare che la cifra di questi creepypasta sia proprio la loro natura ambigua e sfuggente, che li pone nello spazio assoluto della leggenda e del folklore.
Il caso Slender Man merita un’attenzione particolare. Si tratta infatti della creatura che rispetto a tutte le altre è riuscita a permeare la realtà e la fantasia di milioni di internauti, divenendo purtroppo anche l’ispiratrice di alcuni crimini e misfatti perpetrati negli Stati Uniti. Infatti il 31 maggio del 2013 a Waukesha, in Wisconsin, le due dodicenni Morgan Geyser e Anissa Weier attirarono in un bosco della zona la coetanea Payton Leutner per accoltellarla e lasciarla agonizzante. Nonostante la ferocia dell’aggressione la ragazza riuscì a salvarsi, ma quando Morgan e Anissa vennero interrogate, subito dopo il fermo, per comprendere come mai avessero commesso quell’atroce atto, la risposta gelò gli inquirenti: «dovevamo per salvare la nostra famiglia da Slender Man e diventare sue adepte». Questa drammatica vicenda colpì profondamente l’opinione pubblica statunitense e non fu un caso isolato.
La creatura senza volto, esile e dalla ragguardevole altezza aveva lasciato il web per popolare gli incubi di giovani e meno giovani. La sua epopea, retrodata da alcuni scatti fotografici (verosimili) degli anni ottanta che lo ritrarrebbero nella penombra di un parco giochi e alle spalle di alcuni ragazzi spaventati in fuga, continua ad essere ispirazione per film, documentari, rappresentazioni di varia tipologia come dipinti, disegni, loghi, confermando che il fenomeno creepypasta è tutt’altro che roba da ragazzi.
Fabrizio Ajello