Arte e Fotografia

“Ennesima”, 7 mostre sull’arte italiana degli ultimi 50 anni

Ennesima. Una mostra di sette mostre sull’arte italiana, a cura di Vincenzo de Bellis, ha aperto le sue porte il 26 novembre 2015 alla Triennale di Milano, con un allestimento che occupa tutto il primo piano dell’edificio. Un progetto ambizioso e complesso di analisi storica e critica che, strutturato in sette mostre, si propone come una meta-mostra sull’arte italiana degli ultimi cinquant’anni.

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Attraverso le opere di oltre settanta artisti, con percorso che si snoda in sette mostre tematiche, Ennesima è una visione complessiva del nostro patrimonio artistico che racconta cinquanta anni di arte italiana, ragionando sulla possibilità delle narrazioni attraverso il format espositivo. Prendendo ispirazione da un’opera di Giulio Paolini intitolata Ennesima e costituita da sette tele, il curatore Vincenzo de Bellis dà vita ad una mostra fatta di mostre che, nonostante il gran numero di opere e artisti presenti, non smette di incuriosire e stimolare, senza mai perdere coerenza, come una logica successione di suoni consonanti che producono un’armonia. L’aspirazione, felicemente riuscita, è quella di compiere una ricognizione critica dell’arte italiana attraverso diversi formati espositivi: gli interventi site-specific, la mostra collettiva tematica, la collettiva su un movimento artistico, la mostra personale, la mostra collettiva su un medium, la mostra di documentazione d’archivio, la collettiva generazionale.

Il percorso di Ennesima inizia con un’installazione site-specif di Alberto Garutti. Questo format, a differenza degli altri sei, non ha uno spazio prestabilito, ma segna in punti più importanti delle mostre: l’inizio, i passaggi tra le varie sezioni, la fine. Nel grande atrio in cima allo scalone di accesso al primo piano della Triennale, le luci dell’edifico che si accendono e si spengono sono una nuova versione dell’opera Temporali (2009-2016). Ad ogni flash delle luci corrisponde la caduta di un fulmine nel territorio italiano. Riconfigurando il rapporto tra spettatore e territorio e collegando la Triennale all’Italia, Alberto Garutti non ha dimenticato di omaggiare Lucio Fontana che, nel 1951, illuminava con il suo neon quegli stessi spazi. Su due grandi risme di carta colorata l’artista ha stampato la didascalia dell’opera, lasciando la possibilità allo spettatore di prendere i fogli per meglio comprenderne il significato. Proseguendo nel percorso cinque interventi in marmo di Massimo Bartolini si propongono come soglie, passaggi da una mostra all’altra.

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La mostra collettiva tematica, Per la scrittura di un’immagine, ha come tema l’iconografia, intesa nel suo senso etimologico di scrittura di un’immagine. Molti artisti negli ultimi cinquant’anni hanno continuato la tradizione iconografica, costruendo immaginari e lavorando in maniera calligrafica. Mettendo insieme generazioni diverse, da Merz a Lara Favaretto, da Andrea Romano a Alighiero Boetti, il racconto che si snoda segue le tracce dell’immagine. Due Nudi che scendono le scale ballando il Boogie Woogie (1989) di Luciano Fabro, esposto per la prima volta in Italia mescola ferro, suono e marmo trasfrmando questi elementi in segno, traccia della storia dell’arte da Duchamp a Mondrian.

Con il format della mostra collettiva su un movimento artistico De Bellis circoscrive un arco di tempo più limitato, scegliendo l’ultima avanguardia italiana costituitasi per volontà degli artisti. Gruppo 70, poesia visuale e ricerche verbo-visive è una mostra che, oltre a presentare una serie di opere del Gruppo 70, abbraccia le opere del complesso movimento della Poesia Visiva, riflettendo sulle ricerche di linguaggio e arte visiva. Qui troviamo Ennesima (appunti per la descrizione di sette tele datate 1973) l’opera di Giulio Paolini che dà il nome alla mostra.

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La mostra personale Alessandro Pessoli: Sandrinus, il tutto prima delle parti, è la prima personale in Italia dedicata ad Alessandro Pessoli, dando una visione globale della sua ricerca che inizia con il mezzo pittorico e il disegno, come in Note della Spesa (1990), una sere di 1.560 disegni, e si sviluppa poi in maniera trasversale, utilizzando la pittura su supporti e mezzi differenti.

A stupire è sicuramente il format sul medium con la mostra La performance dal tempo sospeso: il tableau vivant tra realtà e rappresentazione. Pur non essendo il medium prediletto dagli artisti italiani, de Bellis gli dedica una mostra basandosi sull’ “idea di fissità del corpo”. Corpi viventi che compongono quadri, come I Gemelli di Gino de Domicis, azioni costruite da Luigi Ontani per essere fotografate, momenti di surrealità catturati dalla macchina fotografica di Paola Pivi. Una mostra complessa e articolata, ma sicuramente una sfida vinta.

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A concludere la mostra di documentazione-presentazione d’archivio, con lo Spazio di Via Lazzaro Palazzi a Milano, l’esperienza dell’autogestione e AVANBLOB, e una ricostruzione fedele della mostra AVANBLOB, che gli artisti avevano realizzato da Massimo de Carlo e, per ultima, la mostra generazionale, perché “l’arte contemporanea è generazionale di per sé”. In un progetto come quello di Ennesima non poteva certo mancare uno sguardo sul presente e sul futuro, sull’eterogeneità dei segni espressivi che caratterizzano l’arte oggi, segno di una mancanza di movimenti artistici. È proprio la diversità a caratterizzare l’ultima mostra, con i ritratti a matita di Andrea Romano, i video di Yuri Ancarani e Adelita Husni-Bey, i bronzi di Giorgio Andreotta Calò.

Per finire, l’ultima installazione site-specific: Creuza, di Luca Vitone, una struttura che forma un corridoio di uscita entro il quale l’artista ricostruisce una delle strade che a Genova, sua città natale, portano verso il mare. Una strada che chiude simbolicamente il percorso, ma lascia un’apertura verso l’orizzonte del futuro. Cinquant’anni di arte italiana sono stati così vissuti in tempi e modi differenti, con un percorso lineare e coerente che ci accompagna, nuovamente consapevoli, verso le possibilità future dell’arte.

Chiara Peru

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About the author

Chiara Peru

Chiara Peru (1987) nasce ad Aggius, piccolo borgo della Gallura, in Sardegna. Qui trascorre un’infanzia felice tra i boschi in compagnia dei suoi gatti. Diventata grande si trasferisce a Milano, dove si laurea in Scienze dei Beni Culturali all’Università Cattolica, per poi approdare all’Accademia di Belle Arti di Brera.

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