Quante lotte portate avanti per gli ideali in cui credevano. Quanta violenza perpetuata dalle forze dell’ordine, senza il benché minimo rispetto per la dignità umana. Quanti errori coperti, senza lasciare che la verità venisse a galla. Le notizie passano veloci attraverso i media, i giornali, i social e la gente ne parla. Ne parla tanto. Il vociare sul momento è forte e continuo. Ma poi basta… nessuno ne parla più e le notizie vanno nel dimenticatoio.
La mostra Dopo il botto di Michele Reich, conosciuto come Zerocalcare, ideata da Silvia Barbagallo e prodotta da Arthemisia, in collaborazione con il Comune di Milano-Cultura, è per non dimenticare. L’artista tira fuori dal cassetto dei ricordi tutti quegli avvenimenti sociali, politici, culturali, che hanno destato scalpore negli ultimi vent’anni. “Li mette tutti sul piatto”, a detta sua. Li fa rivivere attraverso disegni, bozzetti, locandine di concerti, manifesti e tele realizzate sul momento e ora esposti a Milano presso La Fabbrica del Vapore dal 17 dicembre 2022 al 23 aprile 2023.
Sono una vera e propria denuncia, come tutta l’attività artistica di Michele Reich. L’attenzione è posta innanzitutto su singoli individui che hanno fatto storia. Tuttavia, la storia di cui si parla in questa mostra, non è quella degli eroi tradizionali, è una storia diversa, dal sapore underground. Parla di gente comune, ragazzi che a poco più di vent’anni hanno perso la vita, uccisi dalle forze dell’ordine oppure da gruppi neofascisti. È la storia di Carlo Giuliani o di Federico Aldrovandi, raccontata attraverso un fumetto satirico e non attraverso i normali canali di diffusione o di distribuzione. È la storia di Dax, Renato Biagetti o Nicola Tommasoli, raccontata da chi si immedesimava nelle vittime e non dai media influenzati dal governo di destra di allora.
Innumerevoli, brutali assassini, fatti passare per risse tra balordi, sporadiche e occasionali: nulla deve essere dimenticato, non si può restare indifferenti, occorre agire! Questo è uno dei messaggi lanciati da Zerocalcare che, colpito nell’animo da ragazzo punk dei centri sociali romani, è sempre stato il primo ad agire.
Così ha scritto il fumetto La nostra storia alla sbarra, nato per pagare le spese processuali dei 25 ragazzi arrestati un anno dopo i fatti del G8, con l’accusa di devastazione e saccheggio durante l’evento. Non solo il caso di Carlo Giuliani è stato archiviato in quanto l’assassinio da parte dei militari è stato dichiarato legittima difesa, ma c’è stato anche l’arresto dei ragazzi partecipanti alla manifestazione che, per quanto possano avere avuto comportamenti discutibili, stavano esercitando l’intoccabile diritto alla libertà di pensiero e di espressione.
Mosso dalla convinzione che “la memoria è un ingranaggio collettivo”, nei suoi lavori Michele Reich pone l’attenzione anche su accadimenti sociali, culturali e popolari, che riguardano intere comunità: ne sono un esempio l’inquinamento dell’ILVA di Taranto (illustrazione per la mostra Ilvarum Yaga) e la montatura giudiziaria che probabilmente ha portato al suicidio dei due squatter anarchici accusati dei sabotaggi NO TAV in Val di Susa (lo scoiattolo NO TAV).
La sua arte è contaminata anche da fatti di politica internazionale: in alcune tavole grafiche rappresenta i fatti di Gaza del 2006, quelli di Rojava del 2015 (resistenza dei curdi agli attacchi dell’ISIS) e quelli di Kobane del 2014 (ha partecipato alla staffetta romana di solidarietà).
E naturalmente non poteva passare inosservato l’atto di terrorismo subito dal giornale Charlie Hebdo a Parigi nel 2015, rappresentato in diversi disegni.
Zerocalcare ha sempre abbracciato uno stile di vita sano, che prevede l’astinenza dall’uso di alcool, droghe, tabacco e qualunque sostanza possa generare dipendenza ed alterare la coscienza umana (Straith edge). Sembra quasi non seguire le mode del momento, sembra lasciarsi ispirare dagli stessi valori di Robin Hood della Disney o dei Cavalieri dello Zodiaco, la cui sigla fa simpaticamente da colonna sonora alla mostra.
Eppure, l’artista è molto inserito nei contesti sociali dei giovani d’oggi. Lancia, infatti, un altro importante monito: Solo la collettività ci salverà. Stare insieme veramente, guardarci negli occhi e condividere lo stesso spazio fisico è il messaggio finale dell’artista. Il web spesso inganna e nasconde la realtà dietro l’invenzione e la fantasia. Illude le persone con l’artefatta creazione di nuove relazioni, legami e contatti, che nascono, ma spesso restano solo virtuali. Quello di Zerocalcare è un invito ad accorgerci delle enormi barriere che spesso il web alza tra le persone. Sta a noi accettarlo oppure no.
Adelaide De Martino