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Davide Cantoni da BLINDARTE | Una radicalità coraggiosa

Inaugura giovedì 22 marzo 2018 la prima mostra personale di Davide Cantoni, a cura di Lorand Hegyi, nel nuovo spazio di BLINDARTE in Via Palermo 11 a Milano.

Davide Cantoni presenta in questa mostra, fino al 3 maggio, una nuova serie di disegni bruciati di grande formato, accomunati dal tema 2 degrees (2 gradi) – titolo della mostra – e, per la prima volta a Milano, l’imponente opera museale dal titolo 111. Nella costante ricerca tra le immagini e le notizie pubblicate sul New York Times, l’artista italiano di nascita, ma newyorkese di adozione, focalizza l’attenzione sulle conseguenze del surriscaldamento globale, e mostra come le problematiche escano fuori dai margini dei salotti della politica internazionale, per investire direttamente l’uomo, gli altri esseri viventi e la vivibilità del pianeta. Le immagini, fragili per effetto delle bruciature, mostrano come questa piccola misura espressa in gradi – 2 –  possa creare enormi differenze, portando il mondo per la prima volta davanti ad una catastrofe di proporzioni globali mai affrontata in precedenza.

I disegni bruciati, le celebri opere realizzate da Cantoni concentrando la luce del sole attraverso una lente di ingrandimento che, imitando il processo fotografico, arriva a bruciare i tratti disegnati sulla carta, si arricchisce in questo ultimo nucleo di opere (circa 15) per la presenza del colore, ormai – come dice l’artista – sempre più presente anche sulla carta stampata. Il colore, sottile e sbiadito, a volte bruciato, cattura l’attenzione e contribuisce a fissare nelle nostre memorie le immagini di eventi, evitando che il loro incessante susseguirsi ne faccia sbiadire il ricordo e l’importanza.

La coraggiosa radicalità della posizione artistica di Davide Cantoni, sorprendente e quasi inaspettata, sta proprio nell’occupare senza compromessi questa posizione estrema, nella quale egli presenta l’irrevocabile fragilità ontologica della nostra vita come un dato di fatto oggettivo e inevitabile. Paradossalmente proprio questa calma oggettiva, l‘indiscutibile irrevocabilità dell’essere fragili e feriti quale condizione universale ed eterna delle cose, provoca infine una resistenza etica contro l’apatia nascosta e occultata dietro la facciata di un determinismo fatalista.