Arte e Fotografia

Cose di casa degli altri

Come sfogare gli istinti voyeuristici: otto artisti aprono al pubblico le porte di case non loro, creando un piccolo tour tra oggetti altrui. Tra polvere e pizzi inamidati, ci si sposta di città in città, ascoltando storie raccontate da frigoriferi e bottiglie vuote.

Laura Lecce - Dolciumi Cominciamo dalla fine: in un seminterrato freddo di Via Termopili 28, con le pareti di mattoni dipinte di bianco, è esposto su un piedistallo coperto di stoffa d’oro “l’abbattitore”. È un piccolo frigo, in realtà non ha mai avuto le capacità tecniche per vivere nella cucina di un grande ristorante, ma la sua coperta di adesivi e fotografie, gli aloni di sporco che ancora si intravedono al suo interno, raccontano storie di vita da appartamento. “L’abbattitore” è il frammento che chiude il percorso di Cose di casa degli altri, l’ultima mostra della GIGANTIC Gallery, spazio di Milano gestito da otto professionisti della musica e della fotografia. Sebastiano Mastroeni lo ha esposto insieme a una serie di altri piccoli oggetti raccolti negli anni, raggruppati e messi sotto vetro. Gli oggetti sono suoi, l’installazione completa porta il suo nome, come se le loro storie lo componessero, raccontando ogni viaggio, ogni trasloco, ogni amicizia. Un passo indietro e ci troviamo immersi nella semi oscurità necessaria per gustare Soleil, installazione di Fabrizio Vatieri che ai brividi di freddo che l’umidità della stanza fa salire lungo la schiena, oppone stampe di camere piene di luce. Le sbirciamo dall’alto, attraverso sei buchi su quelli che sembrano sei piccoli tetti bianchi, mentre in sottofondo Le Courbusier ci istruisce sull’esposizione al sole delle case. Risalendo le scale continua un’invasione di spazi altrui, dalle foto di Matteo Ferrari fatte a due case quasi identiche di piene di bambole, crinoline e fiori, agli scatti rubati in casa del custode di una fabbrica di roseina da Manolo Di Pino. Sebastiano Mastroeni - Sebastiano Spiamo nelle case delle persone, ospiti inattesi e un pochino invadenti, gli occhi che danzano da una bottiglia di vetro a un golfino di lana, da un pollo a una pallina per l’albero di Natale. Entrando nella piccola stanza dalle pareti rosa, che dalla strada pare così anacronistica nel grigio diffuso della periferia milanese, viaggiamo tra Roma, Londra, Kampara e Sant’Antonio di Gallura, trovando le similitudini e le differenze negli arredi, che più che dai luoghi sono date dall’età degli abitanti. Dolciumi di Laura Lecce resta appesa sul muro di fronte alla vetrina: unica installazione non fotografica della stanza, raccoglie guantiere dimenticate dai loro possessori. Installate come i piatti di ceramica esposti con orgoglio a casa delle nostre nonne, abbandonate e ormai vuote, ci fissano dalla parete, in lucida attesa di essere riutilizzate per portare altri dolci a casa di altri ospiti, fino al giorno in cui si sarà dimenticato chi è il loro proprietario originale.

Cominciamo dalla fine, quella della mostra e quella degli oggetti, prima utilizzati, poi diventati memorie impolverate di vita. Ognuna di queste cose è ora testimonianza di un’esistenza, di un’abitudine o di un viaggio, una di quelle cose che non potremmo buttare, perché palesemente legata alla nostra storia.

Elena D’Angelo

Artisti in mostra: Manolo Di Pino, Elisabetta Claudio, Alessandro Cicoria, Laura Lecce, Matteo Ferrari, Michele Sibiloni, Fabrizio Vatieri e Sebastiano Mastroeni

Milano, GIGANTIC Gallery, Cose di casa degli altri, visitabile su appuntamento fino al 30 aprile.

About the author

Elena D'Angelo

Classe 1990, vive da sempre nell’hinterland milanese, e ha studiato
tra la Statale e Brera, dove al momento frequenta il corso di laurea
specialistica in Pratiche Curatoriali. Ha curato diversi progetti
legati al lavoro di artisti emergenti ed è l'editor per la versione
inglese del magazine online Juliet.

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