Interviste

CONVERSAZIONE A DOPPIA LAMA. Intervista a una singolare scrittrice di thriller (Diana Lama)

Diana Lama è un medico napoletano, docente universitario. Specialista in Chirurgia del Cuore e Grossi Vasi, i primi anni di carriera ha messo le mani nel sangue per lavoro, ma da molti lo fa solo nei suoi libri. Lettore bulimico e onnivoro, nutre una spiccata predilezione per gialli, neri, noir, thriller e suspence. 27 Ossa è il suo ultimo romanzo, edito da Newton Compton. In precedenza, con lo stesso editore, ha pubblicato L’Anatomista. Altri suoi libri: Solo tra ragazze, La sirena sotto le alghe, editi da Piemme, e Rossi come lei, Mondadori, Premio Alberto Tedeschi 1995. È tradotta in Francia, Germania, Russia e Canada. È presente con un racconto in USA nella Ellery Queen Mystery Magazine e in numerose antologie italiane. Fondatore e presidente di Napolinoir. Vive a Napoli con Pernanda, signora cingalese che è il vero capo di casa, un marito, tre figlie adolescenti, il cane Nash e il coniglio Ginger.

Intervista a cura di Maria Rita Montagnani

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MRMDiana, tu come scrittrice di thriller hai avuto una formazione medica, che penso sia stata molto utile alla tua attività letteraria,specialmente in riferimento al “giallo” e al “noir”. Ma si potrebbe anche dire che Medicina e Letteratura siano in qualche modo due poli opposti. La medicina funziona bene se riesce a sanare o ri-sanare, mentre la letteratura funziona bene quando è patologica, anzi patologizzata ed ha la capacità di ammorbare, piuttosto che risanare, colui che scrive ancor prima di chi legge. Cosa pensi al riguardo?

DL – Grazie Maria Rita, mi piace questa idea della parola scritta fornita di un potere di contagio. Con la capacità di aggredire la mente di chi scrive e chi legge, e impiantarvi un seme. Un po’ come un virus, una creatura dotata di vita propria. Quanto invece alla capacità della medicina di risanare, soprattutto la nostra medicina occidentale, con l’attenzione puntata principalmente sul sintomo, be’, su questo, da buon medico, ho i miei dubbi.

MRM- Una brevissima e intensa poesia recita così: “Mi sorridono gli alberi neri,perché sono come loro.Pensiero nero e oro” (Milo Rossi). Cosa ti evoca questa inquietante immagine poetica? A te sorridono gli alberi neri?

DL- Non la conoscevo, molto bella. Si, gli alberi neri mi sorridono e mi piacciono, perché anche io sono come loro.

MRM- Per una scrittrice come te cosa conta di più, il grande nel piccolo o il piccolo nel grande?

DL- Mi piace pensare che il piccolo si rifletta nel grande e viceversa. Alla maniera di Ermete Trimegisto, così in alto, così in basso, etc. Credo che nella struttura della realtà ci sia un grande ordine sotteso e per noi incomprensibile, che si rispecchia in tutto ciò che esiste. A maggior ragione, nella realtà virtuale creata dalla mia mente mi piace che ci sia questa impalpabile coerenza, la sensazione che un senso, anche se inconoscibile, ci sia.

MRM-  Pirandello sosteneva, come anche Tabucchi dopo di lui, che è meno difficile scrivere un romanzo che non un racconto. Sei d’accordo?

DL- Abbastanza. Amo i racconti brevi e fulminanti, ed è difficile condensare in dieci pagine o meno tutto un piccolo mondo in modo da far entrare il lettore dallo spiraglio in un piccolo squarcio di vita. Nel romanzo hai più agio di farlo. Ma poi entrano in gioco questioni su come mantenere il ritmo e tenere desta l’attenzione del lettore, e sicuramente le cose si complicano molto. Personalmente preferisco scrivere un romanzo, più faticoso ma più di soddisfazione. Con i racconti però sperimento in libertà, sono molto diversi l’uno dall’altro, e trovo liberatorio non dover scegliere io il tema, quando l’antologia ha un indirizzo ben preciso. Paradossalmente mi libera.

MRM- Ami di più nascondere o svelare?

DL- Che domanda! Assolutamente nascondere.

27 ossa

MRM- La Lama ha mai minacciato Diana?

DL- Penso che Diana sia preponderante, e la Lama abbia seguito di buon grado. Per tutto il mio percorso di vita credo che siano nome e cognome ben accoppiati e molto significativi.

MRM- Immagino che l’imprevisto e l’imprevedibile abbiano molto peso nei tuoi libri così come anche nella tua vita.Qual è l’imprevisto che temi di più?

DL- Di natura sono una controllora, e proprio per questo amo le situazioni in cui sono costretta a lasciarmi andare, e le sorprese e gli imprevisti. D’altra parte, temo moltissimo di poter incappare in condizioni di mancanza di libertà. Cerco sempre di evitare di trovarmi a non potermi gestire come voglio io.

MRM- Cosa vai cercando con maggiore impulso nelle tue storie,la scienza nell’ignoto o l’ignoto nella scienza?

DL-  L’ignoto nella scienza mi affascina e lo ricerco in quello che leggo e in ciò che scrivo. La bellezza della vita è che c’è sempre tanto ancora da scoprire attorno a noi, nel mondo che pensiamo di conoscere. Cercare invece di individuare la sottotrama nascosta che ordina quello che ci pare caotico e incomprensibile, e quindi individuare una scienza nell’ignoto, o meglio ancora la scienza dell’ignoto, è la grande avventura cui siamo tutti chiamati come esseri umani. Non so se nei miei libri questa ricerca traspare, mi piacerebbe che fosse così.

MRM- C’è una stanza vuota con solo tre oggetti : uno specchio rotto, un coltello arrugginito e un geranio spezzato. Cos’è che cattura maggiormente la tua attenzione e curiosità? se è un singolo oggetto, quale tra questi? oppure sei  interessata a trovare subito un legame possibile tra tutti e tre gli oggetti?

DL- a pelle, il coltello arrugginito attrae subito la mia attenzione, specie se a lama larga, sarò banale. Non mi piacciono gli specchi rotti, anche se non sono superstiziosa. I gerani li spezzo e li trapianto di frequente, mi è spuntato un pollice verde imprevedibile negli ultimi anni. Diciamo che potrei usare i coltello per tagliare il geranio, trapiantarlo, e piazzarci dietro il frammento di specchio per dare l’impressione che la pianta sia il doppio.

MRM- Un buon scrittore di libri gialli deve entrare nella psicologia di un assassino proprio come se fosse lui,nelle azioni e negli intenti.Anche a te accade?

DL- Si, certo. Sono attratta dal lato oscuro delle persone, reali o immaginarie che siano. Non ho difficoltà a calarmi nei miei personaggi più neri. Lo scrittore ha un po’ il privilegio dell’attore: entrare in varie pelli differenti, farsi un giro, vedere cosa si prova, e poi tornarsene al sicuro nella propria.

MRM- La morte in un modo o nell’altro fa paura un po’ a tutti,perciò non ti chiederò di rispondere sulla questione.Mi incuriosisce di più sapere invece quando è stato che hai avuto paura della vita.

DL- Ogni volta che ho dovuto affrontare un cambiamento radicale. Quando ti rendi conto che un parte di te sta morendo per permettere a qualcosa di nuovo di nascere. Il prima mi fa sempre paura, e mi dico che non amo i cambiamenti, ma non è vero. Solo quel momento. Come quando stai per partire.

L ANATOMISTA

MRM- Cosa porta uno scrittore a scrivere su certi argomenti anziché su altri? c’è un ” imprinting” letteraria e prima ancora psicologica?

DL- Per me si. Amo scrivere di passioni, azioni estreme, di quello che porta persone all’apparenza normali oltre un crinale, dove commettono cose che non avrebbero immaginato possibili. Come recita un titolo di una maestra del genere, P.D. James, ho di sicuro “un gusto per la morte” J. Ha orientato le mie scelte letterarie fin fa da piccola. Son sempre stata un lettore bulimico e onnivoro, ma con una predilezione per il giallo e nero.

MRM- Tre parole per definire la vita.

DL- Libertà, amore, curiosità

MRM- Tre parole per definire la tua scrittura.

DL- Difficile! Passione, paura, catarsi

MRM- Se dovessi scrivere un thriller su di te,con quale frase inizieresti e con quale frase termineresti la storia?

DL- Ahia! Sempre più difficile! Non so se sarei capace. Diciamo che ruberei l’inizio e il finale a due grandi scrittori che ho amato:

Sognai l’altro giorno che ritornavo a…

Accadde tutto in una notte, la notte più lunga, più terribile…e insieme la più bella di tutta la mia vita.

MRM- E per concludere, toccheranno a me le tre parole per definire questa singolare scrittrice di thriller: affilata,tagliente e perforante. Proprio come una LAMA. Si sa, l’essenza è nel nome, e questo ne è un perfetto esempio. Grazie Diana!

DL- Grazie Maria Rita per queste domande davvero stuzzicanti, che mi hanno invogliato a osservarmi dal buco della serratura J

Maria Rita Montagnani

About the author

Maria Rita Montagnani

Critico e curatore d'arte indipendente. Da anni impegnata nella valorizzazione e nella diffusione dell'arte contemporanea nel territorio italiano, ha presentato numerose mostre, curando artisti in eventi nazionali e ha realizzato (in sedi pubbliche) progetti artistici e culturali di cui è anche autore.

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