Motivi ricorrenti, suddivisioni strutturate, immagini recise da linee perfette. Questi, solo alcuni degli elementi facenti parte di numerosissime opere cinematografiche. Risulta spesso una scelta stilistica di grandi maestri della regia, quella di giocare con prospettive e simmetrie, affascinando lo spettatore che inconsapevolmente viene rapito da seducenti giochi geometrici. Finalità ultima, quella di trasmettere sensazioni e sentimenti attraverso le forme.
Tecnica stlilistica utilizzata da maestri quali Kubrick o Anderson, identificabili per le loro inquadrature caratteristiche tipicamente simmetriche. I registi muovono le loro pedine, smontano e rimontano prospettive ingannando quasi perfettamente il proprio pubblico e rimanendo sempre nascosti, o quasi. Nelle opere di Wes Anderson, la simmetria attraversa tutte le sue opere in maniera trasversale, accompagnata da colonne sonore e scale cromatiche perfette. Le atmosfere appaiono quasi artificiali, irreali. Tutto è perfettamente divisibile in due sezioni uguali. Le scene risultano pulite, armoniche.

Fondamentale invece per Kubrick il “punto di fuga”. Le scene convergono tutte centralmente, verso un punto molto forte, che raccoglie tutte le linee della ripresa. Questa tecnica geometrica conferisce alle sue pellicole un forte senso di oppressione e inquietudine, derivante proprio da questa tensione costante verso un centro mai raggiungibile.
Alfred Hitchcock utilizza invece forti contrasti, contrapposizioni e giochi di trasparenze velate. Un senso di bidimensionalità spazzato subito via da immagini profonde quasi oltremodo. Inevitabile non pensare all’effetto Vertigo da lui stesso creato, inquadrature perfette con uno zoom indietro ed una veloce carrellata in avanti. La meticolosa cura del dettaglio, quasi maniacale, ha reso e rende tutt’oggi queste pellicole, incredibili opere d’arte.
Vanessa Toma
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