Da Prato a Milano, passando per Roma: Azzurra Becherini entra con il suo obiettivo fotografico nelle più grandi comunità cinesi in Italia e per Memecult pubblica un reportage che non racconta di sfruttamento e capannoni industriali, bensì di brani di vita quotidiana, di una tradizione orientale millennaria che pian piano si sta fondendo con alcuni aspetti di quella occidentale, creando una nuova zona di identità culturale.
Ne “La “mia” Cina” il rumore degli stanzoni, i capannoni dormitorio e le file di operai vengono sostituiti da colori (il beneaugurante rosso in primis), profumi di incenso e dal Dragone. Immortalando momenti di gioia e tradizione, sentimenti spesso nascosti dietro una forte industrializzazione ed uno sfruttamento di manodopera a basso costo, durante la massima espressione della loro identità e del loro legame sociale. L’occhio fotografico osserva il processo di trasformazione che mischia gli abiti tradizionali della ricorrenza con i piumini occidentali, le acconciature delle donne dalle antiche tradizioni asiatiche e la moda occidentale. La popolazione cinese si lascia influenzare dalla cultura occidentale ma al tempo stesso resta nascosta, difficilmente penetrabile. Come l’acqua che scorre fluida attraverso ogni ostacolo così sono i “Discendenti del Drago” – ancora oggi i cinesi indicano sé stessi come “Discendenti del Drago”, il dragone, incarnazione del concetto di Yang il Bene/Spirito-Fecondo associato all’ acqua – che abitano dentro e fuori dalla Cina; Identità Fluide che vengono contaminate dalle tradizioni, in veloci cambiamenti. La “mia” Cina passa dentro ed attraverso i più grandi insediamenti cinesi in Italia, denominati “Chinatown”, delle città di Prato, Milano e Roma, specie all’interno delle nuove generazioni, tra oriente e occidente.
Progetto Fotografico “La “mia” Cina” di Azzurra Becherini – Testo in collaborazione con Giani Marco
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