Un libro di memorie di un uomo – un padre, un nonno – che ha raccolto in 120 pagine la sua vita, dall’infanzia rurale alla guerra, fino agli anni del progresso. Una vita “normale” ma così potentemente ricca di riflessioni, per tutti.
Testo a cura di Michela Bassanello
L’ultima proposta delle fiamme danzanti che arroventano l’immaginazione del mio BookClub è un libriccino autobiografico di appena 120 pagine intitolato “Orizzonti lontani”. Del suo autore, il signor Claudio Bottari, non si sa molto e ancor meno si trova online. L’unico modo per conoscerlo è lasciare che sia lui a raccontarsi: così mi sono addentrata in questa collezione di memorie fatta di carta e inchiostro, e mi sono lasciata guidare attraverso una dolce-amara, semplice, autentica storia italiana.
Dopo una minuscola prefazione e una minuscola premessa, si aprono 43 minuscoli capitoli dal ritmo vivace. Essi coincidono con quarantatré fasi della vita di Tommaso, un ragazzino divenuto uomo nel sud Italia a ridosso della II Guerra Mondiale; la narrazione comincia dai suoi primissimi anni d’età e arriva fino alla fine del percorso universitario, quando Tommaso ottiene la laurea e si inoltra nel mondo del lavoro in una Italia sconnessa del dopoguerra. Fin dalle prime pagine c’è una impressionante varietà tematica: a ogni capitolo è affidato il racconto di un avvenimento, una riflessione, un tema, una lezione scolastica, un’esperienza, una descrizione di una persona cara o di un personaggio bizzarro; altre pagine rievocano momenti storici o fatti sociali e politici, descrivono
il vivere quotidiano durante la guerra, e sono pagine cariche di tensione, amarezza o incredulità.

Nel libro si possono rintracciare tre grandi tematiche che scandiscono le fasi della vita di Tommaso. Inizialmente viene dato molto spazio alla vita di campagna: Tommaso infatti nasce a Brindisi ma è in campagna che registra i suoi primi ricordi, è lì che trascorre tanto tempo a contatto con la natura e studia i fenomeni naturali e il comportamento animale, osserva i rituali campestri e partecipa alle tradizionali attività comunitarie, come l’attesa della pioggia, la vendemmia, la gita in una masseria o una battuta di caccia. In un secondo tempo giungono gli anni della scuola e del liceo: il racconto si fa più maturo e si arricchisce di citazioni e riferimenti alla storia, alla filosofia e ai miti greci e latini, alla poesia e alla letteratura italiana. Potrebbe sembrare forzato, ma invece l’effetto di questa mescolanza di narrazione personale -ritmata da aneddoti leggeri e coloriti su compagni e maestri- con elementi di cultura è ben calibrata, piacevole, molto scorrevole da leggere.
Il terzo tema che affronta il libro è anche quello più drammatico, e cioè la guerra: man mano che Tommaso attraversa l’adolescenza e supera i traguardi scolastici, scompaiono i dolci echi della natura e piombano quelli baritonali delle bombe; l’Italia entra in guerra e come tante famiglie italiane anche la sua affronta periodi molto duri, Tommaso e i suoi si ritrovano in più occasioni a rifugiarsi dagli attacchi aerei e razionare soldi, indumenti e cibo per sopravvivere all’instabilità del
paese. Negli ultimi capitoli la narrazione è sempre più impegnata, si sofferma sui risvolti politici, culturali e sociali della guerra: l’autore dà voce alle emozioni provate al sentire in radio le notizie sull’avanzata degli eserciti nazisti, ricorda l’esperienza militare all’età di vent’anni, poi la fine della guerra e le “turbolenze sociali” sfociate nel referendum istituzionale del giugno 1946.

Attraverso questo fitto mosaico di immagini, temi e tracce mnemoniche c’è qualcosa che resta invariato e sempre coerente a se stesso: lo stile.
Sia che rievochi con la fantasia di un bimbo il coro sommesso di ciurme di grilli al tramonto, la saliva filamentosa di un baco da seta, o gli ulivi salentini eminentemente rugosi, sia che ricordi la malinconia commossa provata da giovane per la poesia di Mimnermo sulla caducità della vita, sia che si sforzi di documentare con lucida freddezza gli effetti sulla vita quotidiana di un conflitto mondiale, e sia che esponga gli usi nell’industria farmaceutica dell’aconitina derivata da una pianta velenosa nota fin dall’antichità, Claudio Bottari guida il lettore attraverso questa mnemografia con uno stile gustoso e preciso, di quelli che non si trovano più, raffinato come sa essere il miglior vocabolario della lingua italiana, e pure innovativo come una nuova tecnologia per fermare e
riavvolgere il tempo.
Verso la conclusione di questo libro qualcosa mi ha fatto riflettere su quanto, questi Orizzonti Lontani ormai più di settant’anni, siano ancora oggi assolutamente moderni e in qualche modo precursori dell’epoca che stiamo vivendo: “alla domanda di Tommaso: <<quale posto di lavoro poteva dare più affidamento e sicurezza?>> la risposta pronta ed esplicita fu: <<per vivere l’uomo ha bisogno di nutrirsi e curarsi.>> ed era già luce. […] Le scoperte a volte sono originate da un caso accompagnato da un felice intuito: è proprio come avvenne per la penicillina notata da Fleming come “inquinante” in una piastra di cultura di
stafilococchi dando origine a una nuova categoria di farmaci: gli antibiotici. La chimica scienza dalle sconfinate formule creative nelle sue molteplici ramificazioni è una fonte creativa per trovare, realizzare, dare prodotti nuovi per stare al passo con il progresso.”
Era il 2019, e questo libro era dato alle stampe. Due anni dopo, la scienza lancia una nuova sfida al progresso. Sarà luce?
Michela Bassanello
In copertina: il giovane Claudio Tommaso a Venezia
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