Da pochi giorni è stata pubblicata la lista dei 73 artisti partecipanti e i 12 spazi della terza edizione della BAB, Bangkok Art Biennale intitolata CHAOS: CALM, che inaugurerà il prossimo 22 Ottobre 2022 e sarà visitabile fino al 23 Febbraio 2023.
La Bangkok Art Biennale di quest’anno riflette sugli ostacoli che l’umanità sta affrontando, tra turbolenze, traumi e angoscia. Allo stesso tempo non mancano nei lavori degli artisti scorci di speranza e determinazione.
Si tratta di una Biennale che oltre agli artisti tailandesi, tra cui Arin Rungjang, Pinaree Sanpitak, Jarasporn Chumsri, Udomsak Krisanamis, Nawin Nuthong, Wanmuhaemin E-taela, Nutdanai Jitbunjong, Kamin Lertchaiprasert, Jakrawal Nilthumrong Chitti Kasemkitvatana, Wantanee Siripattananuntakul, coinvolge artisti established come Marina Abramovic, Jake e Dinos Chapman, Antony Gormley, Kimsooja, AES+F, gli italiani Francesco Arena, Alfonso de Gregorio, Marcello Maloberti, e ulteriori artisti provenienti dall’Asia centrale e meridionale, dall’Europa, dal Nord e Sud America, dall’Africa, dalla Russia (Vadim Zakharov) e dall’Ucraina (Zhanna Kadyrova).

La Biennale è diffusa tra il Bangkok Art and Culture Centre, il Queen Sirikit National Convention Center, i templi Wat Pho, Wat Arun, Wat Prayoon, il Siam Museum, Central World, JWD Art Space, Queen Sirikit National Convention Center, Samyan Mitrtown, The Prelude, One Bangkok, BAB Cafe, The PARQ. La Biennale ospiterà anche il “BAB Virtual Space” per esporre digitalmente una selezione di ulteriori progetti.
Il team curatoriale di questa terza edizione è composto dal direttore artistico della Biennale, Apinan Poshyananda, dall’art consultant Nigel Hurst, dalla curatrice Loredana Pazzini-Paracciani, dal direttore della Gallery VER Jirat Ratthawongjirakul e dal fondatore del Bangkok’s Mysterious Ordinary, Chomwan Weeraworawit.
In anteprima, ne abbiamo parlato con la curatrice Loredana Pazzini-Paracciani.
Intervista a cura di Veronica Caciolli
VC: Ci troviamo alla terza edizione della Bangkok Art Biennale (BAB), quali sono i rapporti con le Biennali precedenti e qual è il tema centrale?
LPP: La Bangkok Art Biennale (BAB) è iniziata nel 2018. La prima edizione si intitolava “Beyond Bliss”. A questa è seguita “Escape Routes” nel 2020, e l’attuale “Chaos: Calm” nel 2022. Viste insieme queste tre biennali possono essere considerate come una trilogia che prende forma da temi di riflessione sociale, come i vari titoli indicano. Siamo ancora una biennale molto giovane, ma credo che lo spirito condiviso dal nostro Direttore Artistico Prof Apinan Poshyananda e dal team curatoriale di cui faccio parte questo anno (assieme a Chomwan Weeraworawit, Nigel Hurst e Jirat Ratthawongjirakul) è di grande impegno e la risonanza che stiamo ottenendo nel sudest asiatico ne è una testimonianza positiva. Il tema centrale di questo anno è Chaos: Calm, una variante sullo stesso filo conduttore delle precedenti edizioni, ossia, su argomenti che riflettono i tempi in cui viviamo. Il binomio Chaos: Calm riflette il difficile periodo della pandemia, da cui sembra siamo usciti, che ha portato grande scompiglio e ha lasciato cicatrici sociali profonde, al quale si sommano temi scottanti di matrice ambientale, diffusa instabilità sociale e vari conflitti armati. Queste riflessioni sono considerate dalla biennale con l’intenzione di aprire un dialogo con il pubblico sul periodo storico che viviamo.

VC: Quali sono le principali novità rispetto alle edizioni precedenti?
LPP: Ogni edizione ha avuto le sue novità. Quest’anno, ad esempio, abbiamo un numero di artisti leggermente inferiore all’edizione precedente ma una rosa che, con i suoi 73 esponenti, offre un’apertura internazionale di gran lunga superiore. Per esempio, abbiamo una maggior numero di artisti dall’Africa, come Wendimagegn Belete dall’Etiopia, e Nengi Omuku dalla Nigeria. La guerra in Ukraina ha messo l’accento su come rispondere a temi ideologici importanti e quindi esponiamo artisti sia ucraini che russi, come Vadim Zakharov, che protestò davanti al Padiglione della Russia all’apertura della Biennale di Venezia lo scorso Aprile 2022. Vadim ha rappresentato il Padiglione Russo nel 2013 e ha voluto esprimere pubblicamente la sua condanna dell’invasione russa con il suo recente atto di pacifica protesta. Temi di protesta sono anche evidenziati da artisti del Sud Est Asiatico come nel caso dell’artista filippino Cian Dayrit, che ha ricevuto grande sostegno pubblico a seguito di in una recente, pacifica protesta a cui ha partecipato per i diritti dei lavoratori agrari nelle Filippine. Il suo lavoro per BAB metterà in discussione tematiche di gerarchie sociale. O anche come il lavoro presentato dall’ artista vietnamita / americana Tiffany Chung che analizza con mente critica le disastrose conseguenze di guerre avvenute nella storia moderna, tra cui, chiaramente, anche la guerra del Vietnam.

In termini di luoghi espositivi, avremo una nuova sede bellissima e di grande prestigio presso il nuovissimo Queen Sirikit National Convention Center (QSNCC). Questo spazio di 2.000 mq sarà riempito con dipinti, video e installazioni di oltre 20 artisti. Un mese dopo la nostra apertura, il QSNCC accoglierà anche il vertice annuale dell’APEC, che quest’anno si tiene in Tailandia. I leader politici di questo forum internazionale avranno la possibilità di visitare la Biennale, e questo certo avrà una bella risonanza mediatica.
In aggiunta alle sedi fisiche, questo anno abbiamo anche una sede virtuale: dalle passate edizioni e dall’esperienza pandemica abbiamo capito importanza della dimensione digitale che ci permetterà di raggiungere un’audience molto più larga. Per questa edizione la BAB Virtual Venue, infatti, proporrà un portafoglio di artisti aggiuntivi ai 65 sopra menzionati, artisti che mostreranno le loro opere d’arte esclusivamente nel canale virtuale.
VC: Quali sono le sfide che avete affrontato?
LPP: Come dicevo, questa biennale nasce dopo una edizione 2020 unica, nel senso che è stata una delle pochissime biennali tenutesi nel 2020 nonostante il paese fosse completamente chiuso a voli internazionali causa COVID. È stato un avvenimento abbastanza straordinario con oggettive difficoltà. Per l’edizione del 2022, le difficoltà legata alla pandemia sono ancora presenti. Abbiamo iniziato a lavorare non sapendo se il paese avrebbe riaperto, e di conseguenza abbiamo tenuto in parallelo un piano B. La pandemia, e ora la guerra, stanno causando altri problemi logistici, come i costi altissimi per lo spostamento delle opere, e continui cambi sulla nostra working schedule. Ciò nonostante, impariamo dalle difficolta, troviamo soluzioni creative per affrontarle e procediamo alacremente verso l’apertura del 22 Ottobre.

VC: Come avete orientato le scelte degli artisti? In quale percentuale locali e internazionali?
LPP: In linea generale posso dire che gli artisti sono 30% locali/Thai e il 70% suddiviso tra più di 35 nazionalità. Ma la cosa più importante per noi, a parte presentare un’ampia finestra sul mondo artistico, è stata di invitare, e selezionare dalla nostra open call, artisti le cui opere o carriere artistiche rispondesse al tema della biennale, il Caos e Calm sociale di cui parlavo prima, e che molti artisti hanno abbracciato pienamente riflettendo sulle attuali guerre, piaghe sociali e malattie, per esprimere come si sentono al riguardo.
Abbiamo anche voluto presentare una varietà di generi artistici, dalla pittura, alla fotografia, scultura, film e installazioni mixed media, con circa 20 nuovi lavori commissionati appositamente per la biennale, un numero piuttosto sostanzioso. Un genere artistico importante per noi è sempre stato la performance art che, anche in questa edizione, sarà presente variando le performances sul corso dei 4 mesi della biennale.
Altro elemento importante è assicurarsi di avere un’ampia rappresentanza di genere e di minoranze etniche, religiose o culturali – un tema che nel mio approccio curatoriale è di grande rilevanza.

VC: Chi sono stati i vostri partners pubblici e privati?
LPP: Come sappiamo lo sponsor principale è ThaiBev – uno sponsor visionario che ha appoggiato la biennale sin dall’inizio. Oltre a ThaiBev e One Bangkok, abbiamo molti altri partner che contribuiscono in maniera finanziaria o in natura. Ad esempio, abbiamo il supporto di gruppi commerciali come EmQuartier e Central Group, gruppi industriali e finanziari come SCG e Kasikorn Bank e hotel di grande prestigio come il Mandarin Oriental e il Peninsula. Oltre a questi sponsor privati, riceviamo supporto da diverse ambasciate. Abbiamo anche istituzioni, in particolare il Bangkok Art & Culture Center (BACC) e il Museo Siam, oltre ai tre famosi templi: Wat Arun, Wat Pho e Wat Prayoon. Sono luoghi molto importanti per noi, che giocano un ruolo chiave per la Biennale in termini di prestigio e visibilità.
VC: Quali sono i fondi per realizzare questa biennale?
LPP: I fondi stanzianti per la biennale variano per ogni edizione in base alle circostanze del momento cui si opera. Come ho menzionato prima, i fondi sono stati investiti principalmente per commissionare nuove opere, cosa per noi molto importante, e anche per creare installazioni di grande impatto soprattutto nelle venues più grandi e quindi più complesse. Fondi importati sono stati anche investiti per la spedizione delle opere – i costi di trasporto sono esplosi di recente e attualmente stiamo lavorando sodo per fare fronte a questi imprevisti. Ci aiutiamo in un vero lavoro di squadra per superare le sfide che si presentano di volta in volta, spesso con la partecipazione degli artisti che con grande spessore ci ispirano per creare una biennale di contenuto.

VC: Quali sono le vostre aspettative rispetto a questa biennale?
LPP: Come per ogni edizione, le aspettative sono di successo di pubblico e di un riscontro positivo dagli addetti ai lavori e gli appassionati di arte di tutto il mondo. Per me è molto importante pensare ad una biennale che sia fruita da un pubblico vasto, non solo di specialisti, ma di persone che si sentono coinvolte e contribuiscono a riflettere su temi scottanti. Avremo anche vari conferenze e simposi proprio per fornire piattaforme di dialogo tra artisti, curatori e pubblico.
Un obbiettivo importante è anche quello di facilitare collaborazioni tra artisti del Sud Est Asiatico e artisti internazionali, il tutto per dare impulso al mercato dell’arte di questa parte del mondo e renderlo sempre più forte nel tempo. Nel Sud Est Asiatico ci sono già varie biennali, per esempio a Yogyakarta e a Singapore, e varie fiere d’arte importanti, ma è necessario coltivare un maggior spirito di collaborazione tra eventi come BAB per coinvolgere pubblico, collezionisti e gallerie di tutto il mondo.
Veronica Caciolli
www.bkkartbiennale.com
Immagine in copertina: Vadim Zakharov, Tunguska Event, History Marches on a Table, 2017. Whitechapel Gallery, London. Photo Daniel Zakharov
Loredana Pazzini-Paracciani è una ricercatrice e curatrice indipendente di arte contemporanea del Sud-Est Asiatico. La sua pratica curatoriale si rivolge alle problematiche sociopolitiche del Sud-Est Asiatico, sostenendo un discorso contro egemonico e non occidentalista. I suoi articoli sono apparsi in diverse riviste accademiche tra cui Photographies, Routledge e Università di Westminster UK; Frames Cinema Journal, Università di St. Andrews, UK; Convocarte: Revista de Ciências da Arte, Università di Lisbona, Portogallo; e M.A.tter Unbound, LASALLE College of the Arts, Singapore. Con Patrick D. Flores ha curato l’antologia Interlaced Journeys: Diaspora and the Contemporary in Southeast Asian Art, pubblicata nel 2020 da Osage Art Foundation, Hong Kong. Le mostre che ha curato nei musei includono Homecoming /Eventually (2021) al UP Vargas Museum, Manila, Filippine; Diaspora: Exit, Exile, Exodus of Southeast Asia (2019) al MAIIAM Contemporary Art Museum, Tailandia; e Architectural Landscapes: SEA in the Forefront for InToAsia: Time Based Art Festival 2015 al Queens Museum, New York.