Fra le numerose e varie eccellenze del saper fare italiano spicca fra tutte la nostra straordinaria capacità inventiva e la impareggiabile fantasia, caratteristiche uniche, che ci hanno resi diversi dal resto del mondo, e che probabilmente ognuno di noi ha in differente misura e varietà stampato direttamente nel proprio DNA. La proverbiale capacità degli italiani di inventare e di reinventare partendo spesso da una tradizione antica o da una particolare lavorazione del passato, tutto all’insegna della bellezza e del buon gusto, sono ormai riconosciuti unanimemente. Il tutto applicato trasversalmente a tutti i settori delle arti dalla moda, alla cucina, all’arte o all’architettura e al design.
Questo è quello che sta accadendo proprio in questi giorni a Milano, in Corso Garibaldi, dove è da poco inaugurato il nuovissimo negozio di borse e accessori GUM, per cui dell’architetto fiorentino Antonio Barbieri ha riscoperto un materiale affascinante, il vetro dicroico. Si tratta di un vetro contenente microstrati di ossidi metallici, che danno proprietà ottiche particolari e un aspetto cangiante. Il vetro dicroico risale almeno al IV secolo e ne è un esempio spettacolare la Coppa di Licurgo, bellissimo vetro integro di epoca romana, conservato al British Museum di Londra, che mostra un colore diverso a seconda del modo in cui la luce passa attraverso di esso.

Lo studio dei materiali è la filosofia di base dei progetti firmati Barbieri, che da sempre ricerca, riscopre e rielabora materiali di ogni genere e lavorazioni antiche, per riproporli in chiave rivisitata e moderna per i migliori brand della moda italiani e non.
Il colore e la luce sono perciò al centro del concept per il nuovo store milanese del marchio fiorentino di pelletteria. In uno spazio assolutamente neutro, in cui il pavimento, il soffitto e le pareti sono colorate di un bianco crema, i semplici e lineari elementi d’arredo sono scanditi da cassettiere e ripiani realizzati in specchi colorati, vetro dicroico e vetro trasparente con all’interno una pellicola colorata, sui quali i riflessi di luce giocano l’effetto principale. Il progetto consiste nel creare, con un preciso e innovativo studio delle luci e dei riflessi cromatici, delle velature di colore che danno un morbido effetto tra il fluo e il cangiante, che si ripete riflesso sui piani orizzontale e verticali dell’intero spazio, tanto che i prodotti esposti vengono messi in evidenza e valorizzati al massimo.

Si è voluto sfruttare tutte le caratteristiche del vetro, la trasparenza, l’effetto specchiante e quello di riflessione della luce e quindi del colore. Si tratta di un vero e proprio progetto di design della luce, che crea un gioco sempre diverso di rifrazione di essa, che ognuno di noi entrando nello spazio può interpretare, a seconda dell’angolo di visione. Si viene a creare una sorta di “effetto caleidoscopio”, che è poi la particolarità del vetro dicroico. Perfetto per il brand GUM by Gianni Chiarini, che per la realizzazione dei propri prodotti si basa proprio sullo studio dei materiali e del colore. Tutti gli elementi d’arredo, dai ripiani, agli specchi e agli espositori, richiamano inoltre nel design la U del logo del marchio Gum, in un moltiplicarsi di linee curve e tondeggianti, che danno all’intero punto vendita, insieme agli espositori tubolari verticali appositamente studiati con un deflettore posteriore di luce a led, un effetto omogeneo e di vibrante armonia cromatica.

Non è la prima volta che l’architetto Barbieri utilizza per i suoi progetti questo materiale riscoperto e affascinante. Di recente lo ha impiegato anche per il punto vendita della Diesel Brave Kid, presso Centro Commerciale Milano Scalo, dove alcuni mobili sono realizzati appunto in vetro dicroico. Anche in questo caso gli effetti caleidoscopici del vetro colpito dalla luce creano effetti di fresca modernità, che ben si adattano alla linea più giovanile del brand veneto. Tornando al vetro dicroico la sua invenzione è spesso erroneamente attribuita alla NASA (filtri dicroici), ma come abbiamo visto si tratta di una tecnica molto antica, e possiamo aggiungere che l’industria romana del IV secolo raggiunse un uso così sofisticato di additivi, che portò alla produzione di vetri di estrema bellezza. Un altro esempio di coppa diatreta assai pregevole sempre risalente al IV secolo, è la Coppa Trivulzio, che porta l’iscrizione BIBE VIVAS MULTIS ANNIS, cioè “Bevi, che tu viva molti anni”, conservata in Italia, presso il Museo Archeologico di Milano.

La moderna produzione di questo vetro speciale si ottiene attraverso un processo di rivestimento multistrato. Cristalli di quarzo e ossidi di diversi metalli quali il titanio, il cromo, l’alluminio, lo zirconio, il magnesio, sono vaporizzati con un raggio elettronico in una camera a vuoto, dove finiscono per condensarsi su una superficie in forma cristallina. Questo materiale è poi generalmente lavorato a caldo, e può essere utilizzato in forma grezza.
In un momento storico in cui spesso i giovani italiani cercano all’estero la loro strada, perché non ci sforziamo invece di valorizzare e di riscoprire quella che è da sempre stata la nostra forza, la nostra diversità?
Cecilia Barbieri
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