Si è conclusa domenica 3 marzo Arco Madrid, la principale fiera d’arte contemporanea spagnola giunta alla sua 38ma edizione. Un’edizione, questa, che sarà ricordata per essere l’ultima sotto la direzione di Carloz Urroz che si prepara a passare il testimone a Maríbel Lopez, sua storica collaboratrice.
Sono stati oltre 200 gli espositori di questa edizione che traccia un bilancio positivo, senza grandi sconvolgimenti dal punto di vista curatoriale ed espositivo, confermando l’immagine di estrema eleganza della Fiera.
Ecco cosa ci ha colpito di più:
LA SEZIONE DIALOGHI >>> Le 13 gallerie selezionate per la sezione Dialogos hanno ospitato progetti curatoriali basati sul dialogo intergenerazionale e geopolitico da realizzarsi, appunto, attraverso il linguaggio dell’arte contemporanea. Da segnalare, lo stand della newyorkese “P.P.O.W.” con la bipersonale di fotografia del colombiano Carlos Motta, attivo nel sostegno della lotta politica delle minoranze etniche, in dialogo con David Wojnarowicz, il celebre fotografo americano morto di AIDS alla fine degli anni 90 e simbolo dell’attivismo per la difesa dei diritti degli omosessuali.
LA SEZIONE OPENING >>> 22 quest’anno le “giovani” gallerie ospitare da “Opening”, la sezione che accoglie le realtà che non hanno ancora compiuto 7 anni di vita, supportandole con un costo inferiore rispetto a quello previsto per la sezione generale. Di grande impatto lo spazio di “The Ryder Projects” di Londra che ha deciso di ospitare una personale di Andrea Galvani in un percorso multidisciplinare che ha affiancato all’esposizione classica dei lavori dell’artista italiano (fotografie, sculture, video e installazioni neon) uno spazio in cui, per 6 sei ore al giorno, fisici e matematici provenienti dall’Università di Madrid hanno calcolato complessi fenomeni astrofisici dal vivo, trasformando l’installazione in un vero e proprio laboratorio scientifico.

LA FOTOGRAFIA >>> Di fotografia, ad Arco quest’anno non se n’è vista molta, rimarcando la visione più convenzionale e classica della fiera. Eppure, chi ha ospitato la fotografia all’interno dei propri spazi, l’ha fatto con consapevolezza ed eleganza, puntando sulla qualità e sull’originalità dell’offerta. E’ il caso di “Wilde” che ha scelto gli splendidi scatti di Nan Goldin, o della portoghese “Filomena Soares” con le stampe di largo formato in bianco e nero di Helena Almeida e quelle di Pedro Barateiro. Specchio dei tempi, anche il lavoro di Ulla Jokisalo ospitato dalla galleria “Taik Persons” di Berlino, un delicato racconto tra collage e fotografia.

LA CONDIVISIONE DEGLI SPAZI >>> La crisi probabilmente si fa sentire e ad Arco molte gallerie hanno optato per la condivisione dello stesso spazio, creando dialoghi interessanti tra realtà spesso distanti tra loro. È quello che è successo alla brasiliana “Cavalo” e alla portoghese “Madragoa” che hanno realizzato insieme un progetto incentrato sul corpo (Cavalo presentava opere di Thiago Martins de Melo, Thora Dolven Balke e Daniel Albuquerque per Cavalo e di Joanna Piotrowska e Belén Uriel per Madragoa).

LE GALLERIE ITALIANE >>> Forte la presenza delle gallerie italiane, ben 14 tra sezione generale e “Opening”. A fianco delle storiche “Giorgio Persano” e “Galleria Continua”, interessanti le proposte presentate dalla napoletana “Studio Trisorio” che spazia dalle sculture di luce di Fabrizio Corneli alle superfici riflettenti di Francesco Arena. Imperdibile anche il chiacchieratissimo stand di “Prometeo Gallery di Ida Pisani” che ha richiamato molti curiosi grazie alla presenza della statua di 4 metri del Re Filippo VI di Spagna dell’artista Santiago Sierra, penalizzando forse la presenza di altrettanto validi artisti come Regina Josè Galindo.

IL PERÙ >>> Il Paese ospite di questa 38° edizione è stato il Perù, nazione pulsante di estro e creatività, nonché collettore e incubatore di importanti istanze artistiche contemporanee. 7 gli espositori raccolti in modo ben strutturato e consapevole in una sezione dedicata nel cuore di Arco: coloratissimi e specchio del Perù la pittura geometrica di “Obre reciente”, il progetto di Mariella Agois e i lavori di Miguel Aguirre ospitati dalla galleria “Del Paseo”.

LE GALLERIE SPAGNOLE >>> Le gallerie spagnole, padrone di casa, erano indubbiamente agevolate, ma questo non le ha sollevate dall’esigenza di essere impeccabili: anzi, si direbbe quasi che abbiano dato il meglio in materia di allestimenti e curatela. Imperdibile lo stand di “Helga de Alvear” che ha ospitato una personale di Julian Rosenfeldt, concentrandosi sul concetto di “Manifesto”, cura contro le attuali derive populiste ed estremiste, impersonato, tra gli altri lavori, dai ritratti dell’attrice Cate Blanchett proprio durante le riprese dell’omonimo film. Imperdibili anche gli allestimenti di altre due gallerie madrilene, ovvero “Ponce + Robles” e “Parra & Romero”.

I PROGETTI SPECIALI >>> A fianco dei tradizionali spazi espositivi, ad Arco le Gallerie d’Arte partecipanti hanno anche avuto la possibilità di esporre dei progetti speciali monografici. Da segnalare i progetti di tre artiste molto diverse tra loro per approccio all’arte contemporanea e tecnica: Bethan Huws (a cura di “Barbara Gross Galerie”), Chiara Fumai (a cura di “Rosa Santos”) e Regine Schumann (a cura di “Rafael Pérez Hernando”).
Laura Tota
In copertina: Barbara Gross Galerie – Bethan Huws
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