The Tilt of Time è una mostra collettiva il cui progetto esplora la natura multiforme del tempo attraverso le opere di Giulio Aldinucci, Fabrizio Ajello e Francesco D’Isa, Chiara Bettazzi, Alessandro Gandolfi, Jacopo Jenna, Namsal Siedlecki.
The Tilt of Time nasce in relazione alla mostra Anish Kapoor. Untrue Unreal a Palazzo Strozzi e segna il terzo anno di collaborazione tra il Master in Curatorial Practice di IED Firenze e la Fondazione Palazzo Strozzi. Il progetto The Tilt of Time è coordinato da Daria Filardo (IED) e Martino Margheri (Fondazione Palazzo Strozzi) con lo sviluppo curatoriale dalla classe del Master 2022/23, Georgina Anastasi, Victoria Cassone, Hailey Conway, Patricia Hale-Siedler, Sneha Harish Chaturani, Solomiia Hrebeniak-Dubova, Alisa Kanevskiy, Catarina Mel, Emma Miles e Alexandra Skilnick.
La mostra si svolgerà negli spazi di IED Firenze e sarà affiancata da un programma di performance a Palazzo Strozzi negli spazi della Strozzina.
Il tempo nelle sue diverse forme e accezioni, ciclico, eterno, presente, lineare, frammentato, distorto, biologico e personale è stato in ogni epoca territorio di analisi della filosofia, dalla religione, dalla scienza e dall’arte. The Tilt of Time indaga sei traiettorie di ricerca e propone riflessioni che spaziano dalla trasformazione degli oggetti e dei loro significati nel tempo e nella storia, all’attuale ruolo dell’intelligenza artificiale nella creazione di immagini e al suo rapporto con le arti visive, fino a toccare le tensioni geopolitiche del nostro presente. La mostra include inoltre il linguaggio della performance e della musica che per loro stessa natura, non solo vivono nel tempo, ma lo organizzano, lo comprimono o lo espandono.
Il catalogo realizzato in collaborazione con Kunstverein Publishing Milano approfondisce il lavoro degli artisti, racconta la creazione dei progetti site-specific per gli spazi di IED Firenze e Palazzo Strozzi e il restituisce l’articolazione della ricerca curatoriale con un’apposita sezione.
La mostra si apre con un’installazione site-specific di Chiara Bettazzi, che attraverso l’uso di oggetti provenienti dai magazzini di IED, ibridati con gli oggetti evocativi provenienti dal suo studio, genera nuove forme capaci di sottolineare l’incontro tra piani temporali diversi e il senso di transitorietà della materia. Alla grande installazione che restituisce nuova vita e equilibri agli oggetti, come una natura morta espansa che ci fa riflettere sul ruolo del tempo, segue il racconto fotografico di Alessandro Gandolfi che presenta immagini selezionate da reportage che ha effettuato in quattro diverse aree del mondo. Le storie raccontano le tensioni geopolitiche del nostro tempo presente e, attraverso le vite degli altri, ci interrogano sulle crisi della nostra società contemporanea.
I lucernari (tunnel solari) che caratterizzano l’architettura del lungo corridoio di IED accolgono un articolato wall-drawing di Fabrizio Ajello e Francesco D’isa. I due artisti, affiancati dalla classe del master, hanno trascritto sogni da utilizzare come materia generativa di un processo creativo, dopodiché, sfruttando programmi di intelligenza artificiale (AI), hanno trasformato le narrazioni delle esperienze oniriche in immagini. L‘archivio visivo nato da questo incontro è stato reintepretato e tradotto in complessi disegni che trovano spazio sulla pelle dell’edificio. Il dialogo fra l’uomo e la tecnologia ci porta in un futuro (già presente) che intreccia tempi, tecniche, suggestioni e visioni da osservare come sinopie di affreschi.
Conclude la mostra la scultura di Namsal Siedlecki, una testa in vetro soffiato che trova la sua genesi nel
rapporto con la statuaria del passato, in un passaggio di testimone tra forme e materiali. L’artista ha lavorato con la cavità residua di una scultura in bronzo, grazie al suo intervento la forma negativa custodita dentro statua bronzea si è liberata ed è diventata il modello per una nuova scultura in vetro, capace di preservare la memoria della volumetria originaria. Posta alla fine del corridoio principale di IED Firenze, la scultura invita gli spettatori a confrontarsi con l’interazione tra passato e presente, e il continuo mutare delle forme.
La mostra si completa con due eventi performativi, 11 novembre Giulio Aldinucci e 24 novembre Jacopo
Jenna, pensati per gli spazi di Palazzo Strozzi (Strozzina).
Giulio Aldinucci, compositore e sound artist, si addentra nel tempo come durata percettiva proponendo uno sleeping concert, una performance dal vivo per tutta la durata della notte. Le sue composizioni
elettroacustiche sperimentali accompagneranno i visitatori nella percezione del tempo notturno, onirico,
dilatato, meditativo. Nella musica di Aldinucci riverberano le memorie sonore dei luoghi visitati dall’artista, l’uso di campionamenti e field recordings gli permette di creare un ponte immersivo tra la storia e il momento presente.
Il corpo e i suoi movimenti, che scandiscono il tempo e indagano lo spazio, sono l’oggetto di ricerca della
performance di Jacopo Jenna. L’artista ha creato un lavoro che si confronta con i diversi spazi della Strozzina, dove le azioni eseguite da performer si intrecciano con una composizione musicale discontinua tra le sale, una coreografia di luci e una partitura di azioni per il pubblico. Il ciclo continuo di movimenti, suoni e luci lascia spazio all’intervento del pubblico che può interagire nella costruzione dell’evento. Il tempo diventa un’esperienza partecipata concreta, un’indagine che ognuno di noi può incarnare e misurare.