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2° giovedì del mese | Bambini accompagnati

I bambini di oggi sono vittime di un iper-protezionismo, non sono più liberi di stare soli e di crescere in autonomia, mentre la frustrazione e la rabbia aumentano.

È triste trovarsi a fare discorsi passatisti, i “si stava meglio quando si stava peggio”, ma esisteva un tempo in cui già alle elementari potevamo tornare o andare a scuola da soli, magari in gruppo o in coppia per la manina, giocare il pomeriggio sotto casa, fare il giro dell’isolato con paghetta alla mano per comprare un gelato…

Non era un tempo lontano, ma soltanto qualche decennio fa. Poi, a un certo punto, è successo qualcosa che ha fatto rompere la catena della fiducia, la paura si è impossessata di noi e l’iper-protezionismo ha iniziato a dettar legge, per cui la generazione Z, nata agli inizi degli anni 2000, è costretta fino alla maggiore età a vivere costantemente accompagnata dai genitori.

A fine ottobre ci si è messa anche Valeria Fedeli, nostro Ministro dell’Istruzione, a sancire legalmente il fatto che i bambini debbano essere sempre accompagnati da un adulto, altrimenti rischiamo l’imputazione per abbandono di minore. In base a questa legge, è necessario andare a prendere i ragazzi anche all’uscita delle medie. Cosa abbastanza grottesca e anacronistica, se consideriamo che alle medie non c’è il tempo pieno per le mamme che lavorano oltre la mattina. Grottesca perché le medie sono i periodi dei primi flirt, dei primi baci e interazioni di coppia, per cui fa ridere pensare che il ragazzetto che ha già il 43 di piede e un incipit di barbetta si ritrovi con la mamma o i nonni all’uscita che gli fanno ciao ciao con la mano, mentre magari sperava di potersi appartare un attimo con la fidanzatina di turno.

Menomale che anche in Parlamento si sono sollevate un bel po’ di polemiche sulla questione e sono state avanzate varie proposte di emendamenti, per permettere che almeno dietro autorizzazione non sia necessaria la presenza del genitore all’uscita.

Comunque sia, la smania di controllo imperversa sempre più. A partire proprio dalla scuola, oggi un alunno vive in una specie di panottico e i suoi possono sapere se è assente, se è stato interrogato, i voti che ha preso.

Non c’è più il diritto all’errore e all’autonomia.

Oltre alle fobie che il terrorismo ha generato nell’inconscio collettivo, una parte di colpa forse è da addossare al progresso tecnologico che ci ha dato la possibilità di monitorare, localizzare e controllare tutto, dai cellulari a Google Maps e alle spunte su WhatsApp.

Invece era bella quella libertà che ti veniva concessa già in tenera età, una libertà che ti dava soddisfazione e comportava un’assunzione di responsabilità sulla via della crescita e della maturazione. Dovevi dimostrarti in grado di badare a te stesso e non essere accompagnato e monitorato in ogni istante.

Non possiamo ancora sapere quali saranno le conseguenze future. Forse non ci saranno più schiere di bamboccioni, perché tutto questo controllo potrebbe invece suscitare il desiderio di fuga. Nei bambini di oggi si può però notare una certa frustrazione, che genera rabbia e insofferenza.

Per essere più sereni, invece, basterebbe concedere ancora un po’ di diritto all’errore, alla libertà e al nascondimento.

Alessandra De Bianchi

About the author

Alessandra De Bianchi

Classe 1984, due figli maschi, un gatto, un marito e una laurea magistrale in Filosofia. Lavoro: scrittura e correzione testi su commissione come libera professionista, per chiunque ne abbia bisogno. In passato: galleria d’arte, casa editrice e ufficio stampa, collaborazioni come editor, organizzazione eventi e partecipazione come autrice al romanzo In territorio nemico, minimum fax 2013.

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