Arte e Fotografia

ROMA CONTEMPORARY #5 | L’American Academy in Rome

Quinta puntata del reportage di Memecult dedicato al meglio dell’arte contemporanea nella capitale: siamo andati a conoscere da vicino i protagonisti e gli addetti ai lavori della “città eterna” che nel suo glorioso passato trova spazio anche per il contemporaneo. ROMA CONTEMPORARY #5 presenta l’American Academy in Rome.

Abbiamo incontrato per l’occasione Peter Benson Miller, il direttore artistico.

A cura di Patrizia Genovesi

Volete raccontarci la storia dell’Accademia?

L’American Academy in Rome è stata fondata nel 1894 dal famoso architetto Charles Follen McKim; questi sentiva fortemente che i giovani e talentuosi architetti americani dovevano avere l’opportunità di studiare dal vivo gli importanti monumenti provenienti dal passato classico come modelli per il proprio lavoro. È stato inoltre ispirato dall’esempio di Villa Medici, l’Accademia di Francia. Fin dall’inizio, anche se i primi borsisti erano unicamente architetti, McKim ha immaginato un ambiente multidisciplinare nel quale studiosi e artisti hanno imparato dagli altri e da Roma. L’istituzione ha raggiunto l’apice del progetto immaginato da McKim quando ha unito le proprie forze con l’American School of Classical Studies, diventando un vero centro interdisciplinare per ricerca indipendente e creatività, trasferendosi nella location attuale sul Gianicolo già dal 1914. L’edificio neorinascimentale, costruito appositamente e disegnato da McKim, Mead & White, dispone di aree comuni e studi per 30 Rome Prize Fellows, i borsisti dell’American Academy in Rome, che sono selezionati da una giuria indipendente per venire a vivere e lavorare a Roma ogni anno. La comunità degli artisti, degli architetti e degli studiosi lavora in maniera indipendente, scambiando idee e scoprendo la città di Roma.

Come è strutturata la vostra presenza a livello nazionale ed internazionale ? Siete parte di un circuito?

L’American Academy in Rome è l’unica Accademia straniera a Roma, completamente indipendente e finanziata privatamente. Di conseguenza, è molto diversa dalle Accademie partner in città che per la maggior parte dipendono dai rispettivi governi per i finanziamenti. L’American Academy in Rome è inoltre unica, poiché non è un istituto di cultura, o parte di un network amministrato da Washington DC, che promuove la cultura americana all’estero. È molto importante sottolineare questo in questo specifico momento. Piuttosto, l’Accademia che ospita non solo americani, ma anche studiosi e artisti italiani, russi, olandesi e, presto, australiani, è un laboratorio internazionale per la ricerca indipendente e per il pensiero innovativo e creativo. Quest’anno abbiamo ospitato un artista rifugiato dalla Siria, in collaborazione con l’Artist Protection Fund. Inoltre,i nostri Residenti, figure eminenti provenienti da diversi campi del sapere, sono invitati a trascorrere del tempo in Accademia e provengono dal mondo intero: tra questi, l’artista Sud Africano William Kentridge, è stato un Residente quando era a Roma per lavorare al suo Triumphs and Laments per il Lungotevere. Per oltre dieci anni, l’American Academy ha offerto borse di studio ad artisti e studiosi italiani, e ha dato una opportunità unica ad artisti emergenti e studiosi postdoc italiani di sviluppare il proprio lavoro in un vivace contesto intellettuale. L’indipendenza dell’American Academy in Rome dal governo statunitense, inoltre, dà all’Accademia la libertà di realizzare mostre e programmi culturali innovativi e di assicurare ai nostri borsisti l’autonomia per portare avanti il pensiero critico e ricerche d’avanguardia.

American Academy in Rome
American Academy in Rome

Quali sono state le vostre attività più rappresentative nel corso dell’ultimo anno?

La nostra programmazione riguarda uno spettro molto ampio di discipline, tutte rappresentate in Accademia: architettura, design, arti visive, letteratura, composizione musicale, studi classici, storia dell’arte, etc. Organizziamo tre mostre l’anno, più di 30 eventi pubblici, che includono conferenze, concerti, conversazioni, readings. Lo scorso maggio la mostra Studio Systems, per esempio, ha esplorato il modo in cui lo studio dell’artista, un aspetto centrale nel lavoro dell’American Academy, è stato costruito, ridefinito e interrogato nel XX secolo. La mostra presentava opere di Marcel Duchamp, Philip Guston (nel 1949, 1960 e 1971 borsista e Residente in Accademia), Anna Betbeze (borsista nel 2014), Dawn Kasper, Petra Cortright e molti altri. La mostra ha inaugurato con una lecture “cantata” da Theaster Gates, che ha minato l’idea dello studio come catalizzatore per il suo programma di rigenerazione urbana nel south side di Chicago. A novembre abbiamo celebrato il centenario della morte di un grande scrittore espatriato come Henry James, con un talk dello scrittore e critico irlandese Colm Toíbín. Questo evento è parte di una serie dal titolo American Classics.

 Come descrivereste il vostro pubblico?

Abbiamo un pubblico estremamente differenziato composto dai membri della comunità anglosassone a Roma e da un sempre più grande pubblico di italiani che frequentano i nostri eventi, molti dei quali si tengono in lingua italiana con grande regolarità.

Gli opening delle mostre attraggono puntualmente migliaia di persone. Il nostro pubblico spazi dagli addetti ai lavori dei vari campi specialistici cui l’accademia si rivolge, fino ad un’ampia ed entusiastica partecipazione di persone giovane ed entusiaste che seguono la letteratura, l’arte contemporanea, la musica, l’architettura. Uno dei momenti più interessanti del nostro calendario annuale è l’Open Studios, l’apertura degli studi nei primi di giugno, durante la quale apriamo l’intero edificio e gli studi dei nostri borsisti al pubblico offrendo uno sguardo unico sui loro processi critici e sull’evoluzione del loro lavoro e dei loro pensieri. Mentre la facciata del nostro edificio può sembrare incombente, in realtà l’Accademia è una delle istituzioni più aperte e accoglienti di Roma.

Peter Benson Miller
Peter Benson Miller

Quali sono i vostri punti di forza ?

L’American Academy in Rome è una comunità dinamica, una istituzione unica a Roma per la varietà di discipline e approcci che promuove e per lo spirito di collaborazione che anima tutte le sue attività. Il nostro direttore, Kimberly Bowes, compara l’Accademia ad una Università senza dipartimenti; la mancanza di barriere tra discipline incoraggia i borsisti a prendersi dei rischi intellettuali che altrimenti non potrebbero azzardare. Questo, inevitabilmente, produce opere interessanti e sperimentali. L’Accademia, grazie alla sua indipendenza da agenzie governative, può ospitare eventi e mostre che non sarebbero possibili altrimenti e a Roma.

Come descrivereste la vostra strategia di sviluppo per il prossimo biennio?

Stiamo sviluppando un ricco programma di eventi per i prossimi due anni. Il prossimo anno, molti degli appuntamenti esploreranno il tema Oriente/Occidente rivisitando il testo classico di Edward Said Orientalismo, nel quale l’autore discute l’immagine dell’Oriente e del mondo Islamico costruita dagli intellettuali Europei, piattaforma, a suo parere, per mettere in luce i valori occidentali. In una serie di appuntamenti aperti al pubblico presso l’American Academy in Rome, situata al centro del Mediterraneo, studiosi internazionali e artisti esamineranno l’apparato ereditato da Said e dai suoi critici, esplorando nuove strade metodologiche e per spacchettare fraintendimenti come gli scambi tra Oriente e Occidente. Nell’anno accademico 2018/2019 invece il tema sarà Il Corpo, sia nei reperti storici, che definiscono i tradizionali canoni della bellezza, per esempio, sia nel presente come luogo di definizione delle tematiche legate al gender, a una soggettività fluida, ai significati sociali.

About the author

Patrizia Genovesi

Patrizia Genovesi è docente, fotografa e videoartista. Ha studiato Fotografia con autori come Leonard Freed, Richard Kalvar, Attar Abbas, Moises Saman; ha studiato Sceneggiatura cinematografica e regia teatrale con Mario Monicelli, Domenico Starnone e Renzo Casali. Impegnata nella produzione e nella didattica, è docente della Libera Università del Cinema di Roma e membro di Officine Fotografiche.

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